“Consumo di suolo? Un cattivo affare sia per le famiglie che per le imprese” - QdS

“Consumo di suolo? Un cattivo affare sia per le famiglie che per le imprese”

Rosario Battiato

“Consumo di suolo? Un cattivo affare sia per le famiglie che per le imprese”

martedì 16 Aprile 2019

PALERMO – Carlo Foderà, architetto, è consigliere nazionale dell’Associazione “Amici della Terra”.

Oggi si parla tantissimo di consumo suolo. Qual è la posizione della sua associazione?
“Il ‘consumo di suolo’, un termine emerso dai circoli della società civile, è oggi divenuto di ‘moda’. A noi, invece, piace intenderlo come un invito all’azione oltre che un approfondimento conoscitivo: essere maggiormente informati è uno stimolo per raddoppiare le forze per contrastare un fenomeno che non deve più permettere alle nostre coscienze di attendere oltre per rafforzare la necessità di una ‘crescita zero’ da contrapporre agli opposti orientamenti contenuti, ad esempio, nello Sblocca Italia, che sposta l’offensiva del cemento e dell’asfalto sul piano delle grandi opere e sulla riapertura dei cantieri di nuove opere”.
Consumare il suolo, inoltre, accelera i rischi naturali.
“Uno degli effetti diretti della copertura dei terreni con materiale impermeabile è l’erosione causata dall’acqua: stiamo parlando di funzionalità del suolo compromesse e di dissesto idrogeologico. Raramente si parla dei territori, del paesaggio e del suolo come di risorsa non rinnovabile”.

Del resto, pare che si continui a costruire anche senza necessità impellenti, considerando che ci sono moltissime abitazioni inutilizzate.
“Oltre il 70% delle famiglie italiane possiede oggi la casa in cui vive e molte di esse ne possiedono più di una. È una percentuale altissima rispetto alle altre nazioni e questo rappresenta un presupposto culturale per l’esplosione dell’edilizia: prima della crisi – tra il 1998 e il 2007 – gli investimenti in costruzioni in Italia sono cresciuti quasi del 30% e in altre nazioni il dato è ancora più elevato (82,2 % in Irlanda, 73,4 % in Spagna, 69,9 % in Grecia, anticamera di un già prevedibile crack)”.

Eppure il consumo non si ferma.
“Le regole della pianificazione vengono gradualmente superate ed eluse da prassi di negoziazione in cui le logiche mercantili diventano l’arbitro del destino delle città e dei sistemi territoriali. Il consumo – di suolo, di merci, di paesaggi, di socialità, di abitazioni – è la nuova cifra del cambiamento. La pianificazione generale diventa pianificazione mirata su specifici progetti, in base ad accordi diretti con i portatori di interessi economici”.

E questo ci conduce a due passaggi strategici.
“In Italia la rendita copre oltre il 30% del Pil, una quota considerata più del doppio (15%) di quella ritenuta fisiologica in un sistema economico equilibrato e conduce all’anticamera della bolla e della finanziarizzazione immobiliare. Il Pil nazionale dell’intero settore primario dell’agricoltura è, invece, pari appena al 2%: una quota che non permette di coprire il fabbisogno interno e costringe l’Italia all’importazione da altri paesi di prodotti alimentari basilari”.

Qual è la ricetta per uscire da questo circuito vizioso?
“Occorre analizzare con grande profondità l’alternativa (o, meglio, le alternative) al consumo di suolo, che tutti i dati offerti dicono essere un ‘cattivo affare’ per le famiglie (sempre più indebitate) e per l’imprenditoria edilizia, alle prese con una non più procrastinabile riconversione. Bisogna, probabilmente, ripartire riflettendo su quello che accade nel Regno Unito e, soprattutto, sulle tutele delle aree agricole e i controlli sui cambiamenti d’uso della legislazione tedesca, i limiti posti alle nuove edificazioni della Francia, il dibattito aperto sui criteri di densificazione, il fondo speciale europeo per il recupero dei siti inquinati da bonificare. La possibile soluzione del problema, quindi, non è né tecnica, né burocratica, è politica”.

Rosario Battiato

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