Conte-bis, con un Sud debole affonda tutto il Paese. Colmare il gap economico-infrastrutturale - QdS

Conte-bis, con un Sud debole affonda tutto il Paese. Colmare il gap economico-infrastrutturale

Giovanna Naccari

Conte-bis, con un Sud debole affonda tutto il Paese. Colmare il gap economico-infrastrutturale

sabato 14 Settembre 2019

Il nuovo Governo ha subito parlato di rilancio del Mezzogiorno. Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars, “Senza la Lega più attenzione per il Sud garantendo occupazione e sostegno alle imprese”. Francesco Cappello, capogruppo M5s nell'Assemblea siciliana, "Non accetteremo più atteggiamenti propagandistici come faceva la Lega"

PALERMO – Un dato è evidente: il precedente Esecutivo nazionale, per un motivo o per un altro, ha parlato di Sud e di Sicilia soltanto in rarissime occasioni, soprattutto se si escludono i casi in cui i porti dell’Isola sono stati chiusi alle navi cariche di profughi provenienti dal Nord dell’Africa. Di fatti concreti, poi, se ne sono visti ancora meno.

D’altronde, che le cose non stessero partendo con il piede giusto lo avevamo già scritto ormai più di un anno fa, il 9 giugno del 2018 (leggi qui), quando, ascoltando i primi vagiti GialloVerdi, evidenziammo come nel contratto fra Movimento 5 stelle e Lega il Sud fosse stato “sbianchettato”.

“Con riferimento alle Regioni del Sud – recitava il testo del documento firmato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini – si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio ‘Mezzogiorno’, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente contratto (con particolare riferimento a sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente e tutela dei livelli occupazionali) sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud”. Come dire: la situazione è grave e lo sappiamo, ma non faremo nulla di specifico. E infatti così è stato.

Ciò che preoccupa è che anche per quel che concerne i nuovi obiettivi di M5s e Pd le strategie siano ancora vaghe. Come si legge in una delle ultime bozze di programma diffuse in questi giorni, secondo i partiti che animano il nuovo Governo “va lanciato un piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro al Sud, anche attraverso il rafforzamento dell’azione della Banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia e che si dedichi a colmare il divario territoriale del nostro Paese.  Per le aree più disagiate occorre promuovere l’adozione e il coordinamento di vari strumenti normativi e di intervento, quali Contratti istituzionali di sviluppo, Zone economiche speciali, Contratti di rete. Obiettivo fondamentale è quello di accelerare la realizzazione di progetti strategici, tra loro funzionalmente connessi, di valorizzazione dei territori, utilizzando al meglio i Fondi europei di sviluppo e coesione. Rientrano in tale ambito i progetti di infrastrutturazione, di sviluppo economico, produttivo e imprenditoriale, in materia di turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali, di ambiente, occupazione e inclusione sociale”. Ovviamente, alla fine conteranno soltanto i fatti. Ma la chiusura ai termovalorizzatori come possibile soluzione per risolvere la questione rifiuti (si veda la nostra inchiesta pubblicata ieri), non è certo un biglietto da visita incoraggiante.

In attesa di strategie precise, le speranze vengono riposte nel nuovo ministro per il Sud, il nisseno Giuseppe Provenzano (in quota Pd al contrario di chi l’ha preceduto, la pentastellata Barbara Lezzi), già vice presidente dello Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno). A lui il difficile compito di lavorare su un aspetto che il premier Giuseppe Conte ha sottolineato sin dal suo discorso per chiedere la fiducia al Parlamento. “L’azione di rilancio degli investimenti – ha affermato – passa necessariamente dall’abbattimento del divario fra Nord e Sud del Paese. A questo scopo, occorre rilanciare un Piano straordinario di investimenti per il Mezzogiorno, anche attraverso l’istituzione di una banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia e dia impulso all’accumulazione di capitale fisico, umano, sociale e naturale del Sud”.

Provenzano è stato ieri a Palermo (leggi qui) per il suo primo appuntamento nel capoluogo siciliano come ministro, ma sempre nella giornata di ieri è arrivata un’altra notizia che può essere letta come un segnale di discontinuità per il futuro del Mezzogiorno: Giancarlo Cancelleri, vice presidente dell’Ars del Movimento 5 stelle, è stato scelto come vice ministro alle Infrastrutture. Una mossa che può diventare importante, soprattutto se si pensa all’ormai non più rinviabile necessità di colmare il gap, in termini di opere pubbliche, tra Italia settentrionale e meridionale. Il fatto che un siciliano sia stato scelto per supportare l’azione del neo ministro Paola De Micheli, può essere letto come un messaggio di rinnovata attenzione per il Mezzogiorno.

In questo scenario, infine, non può mancare l’azione del Governo regionale e del presidente Nello Musumeci, che ha già comunque espresso delle “riserve politiche” verso il Conte-bis. Certo non sarà facile dialogare con i gruppi che nell’Assemblea regionale siciliana sono all’opposizione, ma il bene della Sicilia deve essere messo sempre al primo posto. Lo sa bene Musumeci, che ha assicurato di essere comunque pronto per un dialogo “sereno e costruttivo, nell’interesse esclusivo dei siciliani”.


Francesco Cappello, capogruppo M5s all’Ars
“Proseguire il lavoro svolto fino a questo momento”

PALERMO – Il governo Conte Bis dovrà distinguersi dal precedente Esecutivo attraverso la lealtà e una maggiore energia nel dialogo con l’Unione europea. Queste alcune delle caratteristiche che dovranno segnare il cambiamento secondo Francesco Cappello, capogruppo del M5s all’Ars.

Qual è l’elemento di discontinuità che il nuovo Governo M5s-Pd deve avere rispetto al precedente GialloVerde e quale, invece, quello di continuità?
“La discontinuità sarà quella che non accetteremo più atteggiamenti propagandistici come faceva la Lega o, peggio ancora, la mancanza di lealtà. Siamo abituati a lavorare e con il Conte-bis non staremo in silenzio di fronte ad atteggiamenti e linguaggio che non sono consoni al ruolo istituzionale. Voglio precisare che non vediamo la nuova esperienza di Governo come un fatto totalmente nuovo: quanto di buono è stato fatto dai nostri rappresentanti nei precedenti 14 mesi dovrà essere portato avanti, in coerenza con quegli obiettivi che già erano stati definiti nel programma del 2017 e che sono stati confermati alla luce degli accordi con i nuovi alleati. Ritengo in particolare che dobbiamo condurre il rapporto con l’Unione europea in maniera convinta ed energica, in particolare a proposito di politiche legate all’immigrazione”.

Quali sono le azioni che devono essere intraprese per il Sud e la Sicilia?
“Non c’è alcun dubbio che il tema principale debba essere quello delle infrastrutture. Va proseguito l’ottimo lavoro sviluppato in quest’ambito dal ministro uscente, Danilo Toninelli, che è stato il più presente in Sicilia nella storia dei Governi nazionali. Caltanissetta-Agrigento, Ragusa-Catania, commissario per le strade e altre opere urgenti devono restare nelle priorità. Non dimentichiamo poi il tema delle Province e l’annosa questione del prelievo forzoso, la questione della continuità territoriale, la definizione dei rapporti economici tra Stato e Regione siciliana, percorso già ampiamente avviato dal Governo nazionale in applicazione degli art. 36, 37 e 38 dello Statuto siciliano. Deve inoltre restare al primo posto l’impulso continuo per la lotta alla mafia”.


Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars
“Senza la Lega più attenzione per il Mezzogiorno garantendo occupazione e sostegno alle imprese”

PALERMO – Mettere a freno il sovranismo e guardare agli obiettivi comuni. È questa la strada che deve percorrere il governo Conte-bis per Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito democratico all’Ars.

Qual è l’elemento di discontinuità che secondo lei deve caratterizzare il nuovo Esecutivo e quale, invece, quello principale di continuità?
“Il più evidente elemento di discontinuità è rappresentato dall’aver voltato pagina rispetto alle spinte sovraniste che hanno caratterizzato l’azione politica di Matteo Salvini. Il Paese rischiava una deriva pericolosa. Questo Governo che, è bene ribadirlo, è nato nel pieno rispetto della Costituzione all’interno del Parlamento eletto democraticamente dal popolo, riporta l’Italia sui binari della normalità. Adesso bisogna lavorare per ricreare un clima di fiducia e di pace sociale, senza più urla e incitamenti all’odio. Questo nuovo Governo è amico dell’Europa. Salvini voleva che l’Italia uscisse dall’Ue. Quanto agli elementi di continuità, credo che questi debbano essere ricercati in alcuni temi specifici rispetto ai quali, già in passato, Pd e Movimento 5 stelle hanno avuto punti di sintonia. Non è un mistero che anche all’Assemblea regionale siciliana queste due forze, che dall’inizio della legislatura erano già sullo stesso fronte di opposizione al Governo guidato dal presidente Musumeci, hanno avuto in più di un’occasione vedute comuni. A maggior ragione con un Governo nazionale che vede il Pd insieme con i 5 stelle, credo che questo percorso debba essere consolidato anche per impedire che la maggioranza di centrodestra continui a ignorare le emergenze della Sicilia”.

Quali sono le azioni che devono essere intraprese per il Sud e la Sicilia?
“È evidente che un Governo nel quale non c’è più la Lega, partito che fino a poco tempo fa si chiamava Lega Nord, rappresenta una maggiore garanzia di equilibrio rispetto agli interessi del Mezzogiorno. Un segnale importante è stato dato dal Partito democratico, che ha indicato Giuseppe Provenzano nella veste di ministro per il Sud: un siciliano, giovane ma con un ampio bagaglio di esperienza proprio in questo ambito, che siamo certi saprà proporre misure efficaci per il Mezzogiorno e la Sicilia puntando innanzitutto sull’occupazione, sul sostegno alle imprese e su nuove politiche fiscali”.

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