Corruzione: arrestato Arata, ex consulente di Salvini. Il vicepremier convocato dall'Antimafia - QdS

Corruzione: arrestato Arata, ex consulente di Salvini. Il vicepremier convocato dall’Antimafia

redazione

Corruzione: arrestato Arata, ex consulente di Salvini. Il vicepremier convocato dall’Antimafia

mercoledì 12 Giugno 2019

Ma il presidente grillino Morra precisa che la richiesta "rientra nelle normali audizioni che tutti i ministri devono svolgere". Il Pd chiede conto e ragione al M5s: "Chieda le dimissioni del ministro dell'Interno, altrimenti quella su Siri sarà stata solo una sceneggiata elettorale" ha detto Miceli. E Mirabelli, capogruppo dem in commissione Antimafia, "Salvini non può pensare di cavarsela spostando l'attenzione sulla futura chiusura del Cara di Mineo"

“Dalle attività di indagine è emerso che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati da Arata medesimo”.

Questo scrive il gip di Palermo nella misura cautelare che ha disposto l’arresto del genovese Paolo Arata, ex consulente per l’energia del partito di Matteo Salvini, del figlio e dell’imprenditore alcamese Vito Nicastri finito in manette con il figlio Manlio. Ai domiciliari è finito invece l’ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione.

Tinnirello avrebbe incassato una tangente per dare informazioni sullo stato dell’autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi-Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri. Altre mazzette sarebbero state pagate ad altri funzionari.

Per tutti l’accusa è di corruzione, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.

Una bufera che coinvolge Arata tocca direttamente Matteo Salvini, il quale prova a difendersi accusando i cronisti: “Arata? Avranno avuto i loro buoni motivi. Ha partecipato a un solo convegno e poi ho scoperto che era nostro consulente per l’energia, mio personale…anche i giornalisti dovrebbero fare più attenzione quando scrivono certe cose”.

Il tweet di Piacenza con Arata

Ma poi viene riproposto un suo tweet del luglio del 2017 quando, in occasione di un incontro a Piacenza organizzato dalla Lega Nord
e dalle liste Salvini Premier e Noi con Salvini, sul programma del Carroccio, Arata fu una delle star.

L’uomo arrestato oggi spiegò che l’Ambiente spesso viene visto come un ostacolo e che Legambiente altre associazioni avevano diffuso informazioni errate senza basi scientifiche.

Come sempre Salvini ha ostentato sicurezza: “Arata l’ho incontrato una volta, non conosco gli atti” ha affermato, aggiungendo di non essere preoccupato dagli sviluppo dell’inchiesta.

Ma una tranche della stessa indagine finì a Roma perché alcune intercettazioni avrebbero svelato il pagamento di una mazzetta, da parte di Arata, all’ex sottosegretario alle Infrastrutture, il leghista Armando Siri.

La revoca della delega al leghista Siri

In cambio del denaro Siri avrebbe presentato un emendamento al Def, poi mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui l’ex consulente del Carroccio aveva investito.

L’otto maggio scorso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha revocato la delega di Siri.

E adesso i pm di Palermo dichiarano che l’ex consulente leghista Arata e Nicastri, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro, sono soci “occulti”.

“Sono Arata il socio di… Vito…”, così l’imprenditore si qualificava in alcune intercettazioni alludendo alla sua società con l’imprenditore in odore di mafia Vito Nicastri, ai domiciliari perché ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

“Io sono socio di Nicastri al 50%”, spiegava non sapendo di essere intercettato. Tra le società comuni la Etnea srl e la Solcara srl, entrambi operanti nelle energie rinnovabili.

“Ero socio con Vito che era il più bravo del settore.., il più bravo… il più bravo in assoluto, lo chiamano il re dell’eolico. Abbiamo fatto due società, una nostra… va bene,poi la seconda me l’ha fatta fare con lui e anche questa abbiamo avuto gli stessi problemi”, spiegava.

Salvini non sposti l’attenzione sul Cara di Mineo

“Non credo – ha scritto su Fb il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia – che il ministro degli Interni e segretario della Lega possa restare in silenzio. Salvini dica e chiarisca su questa vicenda, almeno prenda le distanze e si esprima: non può pensare di cavarsela spostando l’attenzione sulla futura chiusura del Cara di Mineo”.

“Il M5s chieda le dimissioni del ministro dell’Interno, altrimenti quella su Siri sarà stata solo una sceneggiata elettorale” ha aggiunto un altro deputato del Pd, Carmelo Miceli, componente delle commissioni Antimafia e Giustizia.

“I cinque stelle saranno coerenti – ha aggiunto Miceli – oppure chiuderanno gli occhi come stanno facendo sul caso del pm di Agrigento Patronaggio? Il Decreto Sicurezza bis, infatti, contiene una norma ad personam contro il pm che ha indagato Salvini sulla Diciotti. Una norma vergognosa, che veniva scritta nelle stesse ore in cui il ministro della Giustizia Bonafede chiamava il magistrato per esprimergli solidarietà per le minacce di morte ricevute”.

L’atteggiamento ondivago del M5s

Ma il M5s ha tenuto un atteggiamento ondivago: il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ha scritto in un tweet che “corruzione e mafia vanno combattute con durezza” fino a quando c’è da parlare delle concessioni regionali.

Quando invece gli hanno chiesto del capo della Lega Nord si affretta a precisare che “La richiesta di audizione del ministro Salvini rientra nelle normali audizioni che tutti i ministri devono svolgere nelle commissioni parlamentari di riferimento per illustrare le loro linee guida”.

Si è fatto sentire persino Alessandro Dibattista per affermare con forza la lotta alla mafia e ribadire che però prima di tutto viene il contratto di governo.

“Non siamo noi – si è sfilato il sottosegretario M5S Stefano Buffagni – a dover giudicare, ma la magistratura, anche se gli arresti di oggi dimostrano che su Siri avevamo ragione e che il governo si è mosso nella giusta direzione. Da corruzione e mafia è fondamentale prendere sempre le distanze”.

Insomma, alla maggioranza pentaleghista che sostiene il governo conviene parlare soltanto della tranche dell’inchiesta che riguarda la regione Siciliana.

Gli appuntamenti con gli assessori regionali

Nelle intercettazioni di Arata si legge, tra l’altro, “Domani mi fissano l’appuntamento con Cordaro (assessore regionali al Territorio ndr) e mercoledì mattina vado invece da Turano quello dell’industria… che è quello che Micciché gli ha dato le disposizioni per… Turano si, che ci diamo del tu… è importante?”.

Il riferimento è a Mimmo Turano, assessore regionale alle Attività Produttive.

“Tu, là, devi forzare sul fatto che… Nicastri non c’è!”, gli dice l’interlocutore consapevole della presenza ingombrante del padre, imprenditore con precedenti pesanti per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ma il governatore Nello Musumeci è stato chiarissimo: “Arata veniva in Regione per trovare complici e si trovava di fronte a fermi e inesorabili no. Voleva un impianto privato, noi invece abbiamo finanziato un impianto pubblico”.

Chi è Paolo Arata

Docente universitario, ex deputato di Forza Italia ed ex consulente della Lega per l’energia, Paolo Arata non è nuovo alle cronache.

Nato a Genova nel 1950, una laurea in biologia, docente di Ecologia, l’ex deputato forzista è indagato nell’inchiesta sull’eolico insieme all’ex sottosegretario leghista Armando Siri.
Secondo la procura Arata avrebbe “dato o promesso” all’ex sottosegretario trentamila euro in cambio di una norma di favore sull’eolico. S

empre secondo i pm, Arata sarebbe socio occulto di Nicastri, ribattezzato “Il re dell’eolico” e per gli inquirenti vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Quanto al rapporto con Siri, accusato di essersi speso per fargli ottenere un posto nel governo, Arata ha sempre respinto le accuse.
“Non ho nella Lega – ha raccontato tempo fa in un’intervista – alcun ruolo politico . Mi sono limitato a parlare bene di Siri con le persone che conosco avendone considerazione e stima”.

Ma sui rapporti tra Lega e Arata i pm non hanno dubbi. “Le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Paolo Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico”.

Nel luglio 2017 Arata era stato ospitato dalla Lega a un convegno a Piacenza e aveva partecipato alla stesura del programma della Lega di Matteo Salvini, diventando consulente delle tematiche ambientali del Carroccio. Dal canto suo, a chi gli chiedeva conto del rapporto tra Lega e Arata, Salvini ha detto più volte di averlo “incontrato soltanto una volta”.

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