Almaviva, gli Asu esternalizzati tornano alla Regione

Crisi Almaviva e cassa integrazione, gli Asu esternalizzati tornano alla Regione

Antonino Lo Re

Crisi Almaviva e cassa integrazione, gli Asu esternalizzati tornano alla Regione

Michele Giuliano  |
venerdì 17 Maggio 2024

Diversi lavoratori Almaviva hanno fatto richiesta di rientrare facendo leva sulla legge

La società interinale Almaviva dà sempre più segnali di cedimento e diversi lavoratori hanno deciso di rientrare nel bacino dei soggetti impegnati in lavori socialmente utili della Regione. La possibilità è data sulla base della legge regionale numero 3 del 31 gennaio scorso, all’articolo 5, che prescrive il rientro nei ranghi della Regione dei “soggetti già destinatari del regime transitorio dei lavoratori socialmente utili, in servizio al 31 dicembre 2021 presso Almaviva Contact Spa e presso System House srl”. In riferimento a questo articolo di legge, si legge in una nota del dipartimento regionale del Lavoro, dei servizi e delle attività formative, “sono pervenute diverse istanze di lavoratori aventi diritto che hanno manifestato la volontà di rientrare nel bacino dei soggetti impegnati in Asu”. La palla passa, quindi, agli enti utilizzatori, che dovranno fornire un piano per il reintegro del personale all’interno dei propri uffici: “Al fine di poter ricollocare detti lavoratori secondo le procedure di rito – si legge ancora nella comunicazione a firma del dirigente generale Ettore Foti e del dirigente del servizio IV Pippo Ricciardo – si chiede agli enti utilizzatori di manifestare il proprio eventuale interesse ad accogliere e utilizzare questi ultimi”.

Scelta quasi obbligata

Decidere di rientrare tra i lavoratori socialmente utili per i lavoratori Almaviva sembra essere quasi una scelta obbligata, considerato lo stato dell’azienda. Adriano Varrica, deputato regionale, se ne era occupato poche settimane fa, con una interrogazione all’Ars, nella quale chiedeva quali fossero le intenzioni del governo per salvaguardare questo gruppo di lavoratori. In primis, la cassa integrazione fino a settembre, estendibile a certe condizioni fino a dicembre 2024; quindi, un percorso con Anpal “attraverso un’opera di valutazione della capacità di assorbimento del territorio regionale ed una eventuale riqualificazione dei lavoratori in modo da renderli maggiormente rispondenti alle richieste del mercato del lavoro locale”. Quello che sembra essere un programma definito, secondo Varrica sarebbe solo uno specchietto per le allodole. “Il governo Schifani omette tutta la sua responsabilità politica nel non aver ottenuto quanto dovuto da Roma. Il Governo Meloni (e l’intero centrodestra) ha prima inattuato e poi sconfessato la norma e il percorso che erano stati concordati per attivare un nuovo servizio 1500 che avrebbe garantito una parziale soluzione del problema occupazionale”.

Ben 400 senza prospettiva

La promessa, secondo il deputato del M5s, è passata dalle “diverse centinaia di posti di lavoro” propagandata a marzo-aprile 2023, per poi passare “al centinaio di lavoratori” di settembre, a “qualche decina” di ottobre, per poi giungere ad ammettere che il servizio 1500 non sarebbe ripartito e che dunque non sarebbe stata assunta alcuna persona. Adesso però ci sono 415 lavoratori (ex) Almaviva in Sicilia che non hanno alcuna prospettiva, a parte qualcuno che, a seguito dell’articolo 5 della legge regionale 3/2024, potrà rientrare nel bacino ex Asu/Lsu. “Credo che ai lavoratori bisogna fornire una chiara risposta – conclude Varrica – positiva o negativa che sia, dopo anni di prese in giro. Non vorrei assistere ad una ‘melina’ di promesse sussurrate fino alle elezioni europee. Il governo regionale si assuma le proprie responsabilità, anche alla luce di quello che non ha fatto in questo anno e mezzo in cui non ha ottenuto nulla per i lavoratori”.

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