La crisi dei Comuni e la questione dipendenti: troppa quantità e scarsa qualità - QdS

La crisi dei Comuni e la questione dipendenti: troppa quantità e scarsa qualità

Paola Giordano

La crisi dei Comuni e la questione dipendenti: troppa quantità e scarsa qualità

giovedì 22 Dicembre 2022

I numeri di Ifel e Anci confermano: non manca il personale ma le professionalità adeguate alle necessità

PALERMO – Che gli uffici dei Comuni italiani pullulino di personale ma scarseggino di professionalità non è una novità: è piuttosto una “storia infinita”, che ciclicamente torna alla ribalta delle cronache ma rimane irrisolta. E resterà tale, secondo quanto affermato nei giorni scorsi dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro: un “motivo di preoccupazione – ha sottolineato commentando il testo di Legge di Bilancio che è in discussione in questi giorni in Parlamento – è che, nonostante la necessità di accelerare con l’attuazione delle opere del Pnrr, non siano state accolte le nostre richieste per il potenziamento del personale in particolare per i piccoli comuni, nonché per assegnare incarichi a tempo determinato necessari a passare alla fase di realizzazione delle opere”.

“Ci pare – ha spiegato Decaro – che il Governo non sia stato abbastanza attento alle esigenze che erano state poste dai Comuni. Vorremmo illustrare le ragioni della nostra valutazione critica al Presidente del consiglio e le chiediamo un incontro il prima possibile”.

Sulla spinosa questione della necessità di potenziare la dotazione organica, anche l’Anci Sicilia è intervenuta a più riprese spiegando che l’inadeguatezza dell’apparato della Pubblica amministrazione locale e l’assenza di professionalità e di capacità nella gestione si portano dietro l’impossibilità di programmare e progettare e la difficoltà sul fronte del monitoraggio, della spesa e della rendicontazione.

Ci sono però delle precisazioni che è d’obbligo fare perché di personale, specie in alcuni Enti locali, ce n’è fin troppo: i dipendenti comunali in servizio sono 342.084, in media 5,85 ogni 1.000 abitanti. Un dato, questo, che varia sensibilmente da territorio a territorio e che raggiunge il picco nel caso dei comuni della Valle d’Aosta, dove il numero di dipendenti ogni 1.000 cittadini è prossimo alle 10 unità. Seguono le amministrazioni del Trentino-Alto Adige e della Sicilia, con circa 9 dipendenti in media ogni 1.000 residenti. A fornire tali numeri è la terza edizione del rapporto Ifel “Personale comunale e formazione: competenze e scenari”.

Il problema sollevato da Decaro non è tanto quantitativo dunque, quanto piuttosto qualitativo: mancano le professionalità adeguate a pianificare, a seguire e a far eseguire i progetti. Tanti dipendenti, poche professionalità: questo è, da decenni ormai, il paradosso dei nostri Enti locali. Un’anomalia che anche gli ultimi dati disponibili sul personale comunale pubblicati dall’Ifel confermano: nei soli Comuni dell’Isola sono 42.063 le unità in servizio. Il 14 per cento cioè degli oltre 300.000 tra dirigenti e dipendenti comunali sparsi nella Penisola. Un “esercito”, quello siciliano, secondo solo a quello della Lombardia (52.698 unità), regione che – è giusto ricordare – conta il doppio degli abitanti dell’Isola.

Per ovviare al problema delle scarse competenze si è intrapreso un percorso di formazione, anche online, del personale che non ha ancora raggiunto livelli altissimi – in Sicilia siamo al 66,4 per cento dei Comuni mentre la Toscana, ad esempio, tocca quota 85 – ma sul quale si rilevano alcuni margini di miglioramento: confrontando il 2021 con il 2019 (anno precedente la pandemia), emerge che, salvo poche eccezioni, il numero dei comuni raggiunti dalle attività formative è generalmente superiore a quello rilevato nel 2019. La Sicilia rientra, neanche a dirlo, tra quelle “poche eccezioni”: insieme a Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise e Liguria registra infatti un trend negativo.

Quello che, nonostante le svariate denunce dell’Anci, fino a ora è passato in sordina, oggi è un problema che non può più essere procrastinato perché si rischia grosso: per portare a casa i fondi del Pnrr bisogna rispettare la tabella di marcia che l’Europa ci ha imposto. Il trend degli ultimi anni non lascia scampo a interpretazioni: bisogna muoversi e farlo in fretta per non perdere un’occasione di sviluppo così importante per il futuro del Paese. E farlo partendo dai Comuni è indispensabile per aumentare le percentuali di successo.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017