Il sorriso di Marisa - QdS

Il sorriso di Marisa

Antonino Lo Re

Il sorriso di Marisa

Giovanni Pizzo  |
venerdì 08 Settembre 2023

Era una persona solare come la sua terra, antica e fertile, la sua capacità di non rassegnarsi, di riemergere da un tunnel oscuro

Marsala, terra del vino, oggi il catarratto non è più “Lucido”, è sporco di sangue. Quale? Il solito, quello di una donna che non vuole più.

Non sono numeri, dati statistici, autopsie sul freddo marmo di una camera mortuaria. Sono vita e morte di un essere umano, una donna, con la sua vitalità, il suo percorso interrotto, con l’incidente che può capitare a chiunque. Conoscere l’uomo sbagliato, rimanere incastrati in una relazione malata.

Non guardiamo i numeri, sono freddi come il marmo. Nel 2013 ci fu il record di 179 femminicidi, nel 2023 siamo a 79. Non siamo il paese a più alto tasso di omicidi di genere, il primato spetta al mondo baltico. Ed anche in Italia è il nord, la Lombardia in particolare, il luogo di maggiori casistiche.

Appunto casistiche. Ma quello che sta con difficoltà cambiando è la percezione, l’impossibilità crescente di accettare di perderne un’altra, una madre, una figlia, una sorella un’amica. Ma cosa spinge in questo caso di Marisa Leo l’attenzione, la commozione, lo sconcerto. Che era una persona solare come la sua terra, antica e fertile, la sua capacità di non rassegnarsi, di riemergere da un tunnel oscuro, i cui fondali sono spesso insondabili. Aveva denunciato, si era rivolta allo Stato, che nei confronti delle persone fragili, ed una donna vittima di stalking lo è, dovrebbe assumere il volto, la compressione, la compassione, e soprattutto l’autorevolezza del Buon Padre di famiglia. Ma in questi casi lo Stato è assente, deludente, burocratico, deficiente. Se le denuncianti muoiono, che serve denunciare. È il fallimento della rinuncia a difendere l’habeas corpus dello Stato, i suoi cittadini, le sue donne, le sue madri, la sua sopravvivenza stessa.

Qualcuno discuterà prendendo parti in commedia grottesca, in specie sul ritiro della denuncia. Ricordo a tutti che c’è di mezzo una piccola figlia, rimasta orfana di genitori, che sarà segnata per sempre nonostante la giovanissima età. Una madre rimane scissa, scomposta dall’impossibilità di dare ad una figlia un senso genitoriale compiuto. Forse è questo che ha mosso Marisa.

Due parole sull’uomo, sugli uomini. La colpa grave dello Stato è proprio questa. Non prendersi carico di persone che nella stragrande maggioranza dei casi sono malati. Senza una pesante, pressante, pensante rete di attenzioni, vigilanza psicologica, presa in carico a strutture sanitarie adeguate la sfida contro l’ossessione maschile si perde a tavolino. E noi la stiamo perdendo. Il maschio è malato, antropologicamente, emotivamente, socialmente. Non digerisce per nulla, se non ipocritamente, la crescita di autonomia femminile, la capacità di cambiare idea, prospettive, senso della propria esistenza. Sotto sotto è fermo al medievale jus primae noctis, ottenuto con altre forme ma trasformato nelle teste malate, o che si ammalorano, in possesso assurdo e nella perdita di controllo. È una malattia della società, non solo del singolo che mantiene il libero arbitrio, e le risorse impiegate dalla società sono infinitesimali rispetto alla crescita dei disagi. Altro che Mes, su questo temi, come lo stupro di Palermo, o le atroci violenze familiari di Monreale, dovremmo fare un Piano Marshall. Di Marisa rimane la forza potente, struggente, assurda del sorriso, che non cancella un abisso, ma che incide un monito.

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