Mafia, a Palermo la commemorazione di Chinnici - QdS

Mafia, a Palermo la commemorazione di Chinnici

redazione

Mafia, a Palermo la commemorazione di Chinnici

lunedì 29 Luglio 2019

Corona d'alloro sul luogo in cui il giudice fu ucciso con un'auto bomba nella strage di 36 anni fa insieme con i due carabinieri della sua scorta e il portiere dello stabile in cui abitava

Cerimonia questa mattina per commemorare le vittime della strage di via Pipitone Federico, avvenuta a Palermo il 29 luglio 1983, nella quale rimasero uccisi da una carica di tritolo il giudice Rocco Chinnici, i carabinieri della scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dell’edificio in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi.

Autorità civili e militari hanno partecipato alla commemorazione nel luogo della strage, dove sono state deposte corone di fiori.

Presenti anche un gruppo di giovani dell’associazione Libera, i figli di Chinnici, Caterina, europarlamentare del Pd, e Giovanni, presidente della Fondazione che porta il nome del padre.

“Chinnici – ricorda Alberto Di Pisa, magistrato in pensione e oggi commissario dell’ex Provincia di Agrigento – aveva una non comune capacità di lettura del problema mafia. Gettò le basi di quello che poi, con il suo successore Antonino Caponetto, sarebbe stato il cosiddetto pool antimafia dell’Ufficio istruzione, cui corrispondeva il pool antimafia costituito in Procura e di cui io, insieme ad altri colleghi, facevo parte”.

“La comunità siciliana – ha detto il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci – ha il dovere di conservare la memoria e di essere grata e riconoscente a un valoroso uomo delle istituzioni quale Rocco Chinnici è stato. Antesignano della lotta alla mafia, seppe intuire le capacità eccezionali di due giovani colleghi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, chiamandoli accanto a sé. Oltre a comprendere che era necessario un lavoro di squadra. E fu proprio grazie al suo intuito che é stata scritta una pagina indelebile nella storia del contrasto alla criminalità, con la creazione del primo pool antimafia”.

“Quel sistema virtuoso di investigazioni – ha proseguito il Governatore – ha, infatti, consentito allo Stato di avere una conoscenza approfondita del fenomeno mafioso, primo passo fondamentale per un’opera di contrasto e repressione efficace. Anche se spesso isolato e deriso, dai suoi stessi colleghi, Chinnici credeva fino in fondo nella legalità e nella giustizia e ha sacrificato la propria vita per difenderle. Ecco perché, al di là della ricorrenza odierna, abbiamo il dovere di non dimenticarlo”.

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