Mafia, Catania ricorda Fava a 36 anni dall'uccisione - QdS

Mafia, Catania ricorda Fava a 36 anni dall’uccisione

redazione web

Mafia, Catania ricorda Fava a 36 anni dall’uccisione

domenica 05 Gennaio 2020

Il giornalista e drammaturgo venne assassinato da Cosa nostra davanti alla sede del Teatro Stabile di Catania. I mandanti furono i capimafia Santapaola ed Ercolano. Tra le manifestazioni di oggi un corteo da piazza Roma alla lapide che lo ricorda

Parlava di mafia e affari quando a Catania certe verità venivano soltanto sussurrate o addirittura negate.

E combatteva la criminalità organizzata con la forza della verità e delle inchieste.

Questo l’insegnamento forte e attuale di Pippo Fava, giornalista ucciso il cinque gennaio del 1984 davanti la sede del Teatro Stabile di Catania mentre stava andando a prendere la nipotina che recitava nel “Pensaci Giacomino” di Pirandello.

Fava, che era anche un importante drammaturgo, aveva rappresentato nello Stabile di Catania diversi spettacoli di forte impegno sociale, tra cui, nel 1983, “L’ultima violenza”.

Ad assassinare il giornalista – che nella sua carriera era stato inviato de La Sicilia, capocronista di Espresso Sera, direttore del Giornale del Sud e infine fondatore e direttore della rivista “I Siciliani” – era stata Cosa nostra catanese, infastidita dalle sue inchieste su mafia, politica e imprenditoria.

E in particolare per le sue dichiarazioni su Cosa nostra durante la sua ultima intervista da parte di Enzo Biagi e che andò in onda nel dicembre del 1983 sulla Rai nella trasmissione “Film Story – Mafia e Camorra”.

https://www.youtube.com/watch?v=2a89Km8mGi0

Per il suo omicidio sono stati condannati all’ergastolo, con sentenza passata in giudicato, in qualità di mandanti, il capomafia Benedetto Santapaola e suo nipote ed alter ego, Aldo Ercolano.

Oggi Catania celebra il trentaseiesimo anniversario della sua uccisione con una serie di manifestazioni a partire dalle dieci del mattino nel Teatro Machiavelli, in piazza Università, a cui è annunciata la partecipazione, tra gli altri, dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.

L’iniziativa è promossa da I Siciliani giovani e dalla rete antirazzista catanese.

Alle diciassette un corteo si muoverà da piazza Roma per raggiungere via Giuseppe Fava dove, nel luogo dell’agguato, a poche decine di metri dal Teatro Stabile, è stata posta una lapide che ricorda il giornalista e scrittore.

Alle diciannove e trenta la chiusura della giornata a lui dedicata con la consegna, nel Piccolo Teatro di via Ciccaglione 29, dei premi della Fondazione Giuseppe Fava.

Oggi diverse personalità politiche hanno voluto ricordare Giuseppe Fava. Ecco alcune delle dichiarazioni.

La ministro del Lavoro Nunzia Catalfo

“Il 5 gennaio 1984 a Catania la mafia uccideva Giuseppe Fava, giornalista dalla schiena dritta, grande esempio per tutti noi. Voglio ricordarlo con una delle sue frasi più celebri così che la sua memoria resti sempre viva: ‘A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?'”.

La ministro della Scuola Lucia Azzolina

“Il 5 gennaio 1894 a Catania l’omicidio di Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia. Una storia e una vita da raccontare ai più giovani: perchè non rinuncino mai alla libertà e al coraggio delle loro idee”.

Leoluca Orlando, sindaco di Palermo

“Combatteva la mafia con le sue inchieste sul potere politico e affaristico criminale in un momento storico in cui in Sicilia certe verità scomode andavano taciute. Di Pippo Fava e del suo ‘concetto etico del giornalismo’ rimane l’esempio forte e sempre attuale per i giovani e i professionisti dell’informazione, un esempio di indipendenza umana e professionale, di coraggio e lucidità. La sua eredità sono la libertà di espressione e la sua battaglia per la legalità per una società libera e democratica”.

Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars

“Oggi ricordiamo un uomo coraggioso, un giornalista attento, un siciliano che ha amato il suo mestiere e la sua terra raccontandone anche i lati più scomodi, parlando di mafia quando di mafia erano in pochi a parlarne. Giuseppe Fava rimane un punto di riferimento alto per tutti coloro che svolgono la professione di giornalista al servizio della verità e della libertà”.

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