Messina, niente svolta per la periferia degradata - QdS

Messina, niente svolta per la periferia degradata

Lina Bruno

Messina, niente svolta per la periferia degradata

venerdì 15 Maggio 2020

Nei giorni scorsi l’ennesimo sopralluogo per tentare di sbloccare gli interventi attesi da anni. L’area Sant’Antonio di Camaro San Paolo è tornata prepotentemente sotto i riflettori

MESSINA – Il parco urbano Sant’Antonio di Camaro San Paolo doveva essere il simbolo della rinascita di una periferia degradata dopo lo sbaraccamento, invece resta un’incompiuta, testimonianza dell’inconcludenza nel percorso verso il risanamento.

Dopo il sopralluogo tecnico di martedì durante cui sono state fatte alcune verifiche che serviranno per il collaudo di quanto finora realizzato, forse qualcosa sembra muoversi verso il completamento dell’anfiteatro da cinquecento posti, della strada interna con la pavimentazione, dei parcheggi e degli arredi della piazza, insieme all’impianto di videosorveglianza. Questo dopo anni di assoluto immobilismo.

Lunedì i tecnici dell’Iacp dovranno consegnare ad ArisMe il verbale di consistenza dei lavori che fotografa l’attuale situazione, quindi l’Agenzia per il risanamento concorderà con il collaudatore Damiano Spanò una data per effettuare finalmente la verifica tecnico-amministrativa, subito dopo si avvierà il contraddittorio con l’ex ditta appaltatrice per capire come poter chiudere il contenzioso in corso. In seguito saranno avviate le procedure di gara per il completamento dei lavori, per cui però, quasi sicuramente, occorreranno altre risorse da aggiungere agli attuali 430 mila euro disponibili e che dovranno essere trasferite dal’Istituto autonomo case popolari ad ArisMe.

Nei giorni scorsi il consigliere comunale Libero Gioveni e quello della III Circoscrizione Alessandro Cacciotto avevano inviato l’ennesima interrogazione per conoscere i motivi della mancata ripresa dei lavori, sollecitando ancora una volta l’avvio dell’iter tecnico-amministrativo e chiedendo a Iacp e ArisMe la convocazione di un tavolo tecnico.

“Non serve alcun tavolo tecnico per fare il punto sullo stato dei lavori di un’opera che si è trasformata in un’eterna incompiuta”. Aveva risposto il presidente di Arisme Marcello Scurria. “Serve soltanto – ha aggiunto – che l’Iacp di Messina, più volte sollecitato dall’Agenzia, consegni al collaudatore in corso d’opera nominato da tempo, il verbale relativo allo stato di consistenza del cantiere al momento della risoluzione del contratto. Soltanto all’esito dell’accertamento della corrispondenza tra quanto eseguito fino alla risoluzione del contratto e ammesso in contabilità e quanto previsto nel progetto approvato nonché nelle eventuali perizie di variante, ArisMè, ottenuto il trasferimento delle somme residue, potrà procedere al nuovo appalto per il completamento dell’opera”.

“Spiace dover registrare – ha concluso Scurria – che ancora, a distanza di cinque anni dalla risoluzione del contratto, l’organo di collaudo non abbia potuto redigere l’atto propedeutico alla nuova gara d’appalto. In ogni caso, oltre a risollecitare il completamento del procedimento, l’Agenzia è disponibile a far visionare ai consiglieri tutta la documentazione relativa all’appalto del Parco urbano”.

In questi anni Gioveni e Cacciotto si sono più volte occupati della questione, partita nel novembre del 2003 quando l’area venne sbaraccata e si pensò che per la sua riqualificazione fosse necessario creare un luogo di aggregazione e socialità per i tanti giovani che fino a quel momento avevano dovuto convivere con degrado ed emarginazione. Quindi uno spazio verde attrezzato con un anfiteatro curato nelle linee architettoniche per innestare un po’ di bellezza in una periferia, come altre della città, dimenticata.

Grandi speranze il giorno in cui le ruspe demolirono le circa cinquanta baracche dell’area inserita nell’ambito C del Risanamento. Tante le vicissitudini che hanno caratterizzato la storia di questo cantiere sin dalle sue origini, quasi 17 anni fa, per poi proseguire con altre interruzioni dovute agli espropri, al prelievo e allo smaltimento dell’amianto, ai ricorsi al Tar e al Cga fino al contenzioso dell’Iacp con l’impresa aggiudicatrice e quella subappaltatrice, contenzioso che di fatto, sei anni fa, ha determinato l’ultima interruzione.

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