Il risultato del voto di ieri sui delegati all’assemblea dei grandi elettori per i Quirinale ha consegnato un verdetto sconfortante per il Presidente Musumeci
Non è opera da ammirare al Prado e per pudore non è il caso di consigliarla ai minori, ma il risultato del voto di ieri sui delegati all’assemblea dei grandi elettori per i Quirinale ha consegnato un verdetto sconfortante per il Presidente Musumeci.
Il quale forse aveva messo in conto di arrivare alle spalle del Signore di Palazzo dei Normanni, Gianfranco Miccichè, ma non per un tale scarto di voti. Il colpo di grazia poi di arrivare dopo il Carneade Di Paola, con uno smaccato gioco di franchi tiratori. Anche Crocetta arrivò secondo dopo Ardizzone la scorsa elezione, ma Musumeci è riuscito a raddoppiare lo scarto ed arrivare terzo. Un capolavoro al contrario.
Il Re è evidentemente nudo, per molti mesi c’erano stati segnali in tal senso, fin dalla riunione programmatica di governo di quest’estate, di fatto disertata dalla maggioranza, ma una cosa è un vernissage altro è un voto politico. E questo è evidentemente un voto di significato esclusivamente politico. O la maggioranza non c’è più o una buona parte di essa non vuole ricandidare Musumeci essendone profondamente delusa.
Certo se fosse arrivato quarto e quindi escluso dai grandi elettori, il verdetto sarebbe stato di morte politica. Ma anche così parliamo di ferita mortale. A questo punto se vuole sopravvivere Musumeci ha una sola scelta e la compie.
Azzera la giunta in diretta FB alla Casalino e associati e lancia la sfida di ricontrattare con gli alleati la sua ricandidatura. Lo fa e pronunciando un discorso stizzito e familiarmente retorico dichiarando la sua estraneità, di uomo di destra tutto d’un pezzo, rispetto alla bassezza della politica che si nasconde dietro al voto segreto dei franchi tiratori. Esce fuori la sua parte caratteriale orgogliosa e permalosa, da Hidalgo di Ambelia, e volano sottotraccia ultimatum e penultimatum agli alleati, con gli assessori mandati ai tre angoli della trinacria nelle vesti di ambasciatori portatori di pene o meno.
Di fatto è partita la campagna elettorale e quindi il sabot delle carte dello chemin de fer della politica siciliana comincerà a passare di mano. Attualmente una mano importante la può gestire Raffaele Lombardo, che può giocare su due liste, la sua e quella dell’alleato Lega, ed altri possibili sodali.
I giochi non sono fatti ma un avviso di sfratto è stato consegnato. E l’inquilino ha rilanciato chiedendo il raddoppio.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo