Nuccio Di Paola: "Dalla sanità alla burocrazia ecco le proposte per cambiare" - QdS

Nuccio Di Paola: “Dalla sanità alla burocrazia ecco le proposte per cambiare”

redazione

Nuccio Di Paola: “Dalla sanità alla burocrazia ecco le proposte per cambiare”

Salvatore Rocca  |
mercoledì 15 Novembre 2023

Forum con Nuccio Di Paola, coordinatore regionale del Movimento 5 stelle

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il coordinatore regionale del Movimento 5 stelle, Nuccio Di Paola, risponde alle domande del QdS.

In Sicilia abbiamo dei grandi problemi. La Regione è piena di soldi ma con il motore fuso, la burocrazia non è funzionale e la sanità langue. Cosa proponete?
“Sulla Sanità noi portiamo avanti da tempo una proposta che è quella di riformare la legge del 2009 che ha istituto le Aziende sanitarie provinciale. In Sicilia sono presenti nove Asp, ma definite per confini politici. La nostra proposta è quella di realizzare una sola Azienda sanitaria regionale che si occupi principalmente della medicina territoriale per avere, in questo modo, i medici che non dovranno scegliere tra una Asp e l’altra, ma con un contratto realizzato dall’Azienda sanitaria regionale. Questa, poi, provvederà in automatico a smistare il medico dove vi sono più carenze. Abbiamo un modello di riferimento, quello dell’Emilia Romagna. L’obiettivo è anche diminuire i direttori sanitari, generali e amministrativi, che oggi sono 27. Tra l’altro oggi la politica regionale non riesce a trovare una quadra per le nomine e fa soltanto proroghe. Con la nostra proposta, vogliamo inoltre aggregare gli ospedali riprendendo le vecchie Asl e accorpandoli per territorialità e non per confini politici. Andremmo così a moltiplicare le aziende, ma di fatto per quanto concerne i servizi al cittadino i numeri sarebbero gli stessi. La medicina territoriale si andrebbe così ad affiancare alla medicina ospedaliera. Oggi purtroppo non ci sono più medici di famiglia, i cittadini vanno direttamente al Pronto soccorso e così si sovraccarica tutta la rete. C’è una resistenza da parte della politica regionale perché se si slegano i confini politici rischia di venir meno il bacino elettorale. Occorre poi rivedere l’assegnazione dei fondi. Io farei una norma specifica: un medico che sceglie il privato non può poi prestare servizio per un ospedale pubblico. Nulla da dire sui medici che dal privato vanno al pubblico, ma viceversa non lo permetteremmo”.

In che modo si può migliorare la burocrazia siciliana?
“Per la sburocratizzazione della Pubblica amministrazione abbiamo due soluzioni. In primis, il Governo regionale deve dare la possibilità di fare i concorsi per l’accordo stipulato con lo Stato sul disavanzo. La Regione deve permettere ai giovani di rinforzare la macchina amministrativa, che risulta essere troppo avanti con l’età media e, spesso, è demotivata e carente di specializzazione. Il secondo punto è la deregulation. La Regione non riesce a portare avanti le riforme, l’Ars è quasi ferma e vengono trattate soltanto leggi piccole. Bisogna lavorare sulle norme attraverso i Testi unici che abbiamo. Lo Statuto speciale fino a oggi ci è servito soltanto per aumentare le norme e questa moltiplicazione spesso non permette al cittadino di avere chiarezza su cosa fare quando deve effettuare una ristrutturazione in casa o degli investimenti. Oggi la Sicilia è un hub energetico riconosciuto da tutti, ma non esiste un Istituto regionale per la pianificazione e la strategia per quanto riguarda l’energia. Chi realizza pianificazioni ad ampio respiro? Ciò permetterebbe anche agli imprenditori di avere finalmente un interlocutore serio che andrebbe a coordinare i vari Dipartimenti”.

Dalla nascita alla maturità: com’è strutturato oggi il Movimento 5 stelle in Sicilia?

“Il Movimento è nato in un periodo storico particolare, in cui le forze politiche identificate come Centrodestra e Centrosinistra si erano avvicinate troppo. Quella costruzione oggi ce la portiamo dietro, ma con l’avvento della presidenza Conte il M5s si è poi strutturato come partito. Oggi abbiamo una trentina di gruppi territoriali, sono le cosiddette Sezioni dove partecipano più di trenta persone a città. Io vado spesso in giro per la Sicilia, noi nell’Isola siamo l’unico partito che si sta strutturando. Abbiamo un gruppo di persone che si riuniscono e devo dire che stiamo aprendo anche alla società civile: i consiglieri comunali che, nel corso degli anni, sono stati eletti in liste civiche se vogliono fare un percorso possono inserirsi nel Movimento 5 stelle. Anche le Sezioni o i Gruppi rappresentano una rivoluzione, perché inizialmente ci basavamo esclusivamente sul web. Oggi c’è un referente per città, perché c’è un soggetto votato da un Gruppo e non nominato. Abbiamo una struttura che conta tremila persone che fanno politica attiva e, in totale, quindicimila iscritti in Sicilia. Ed è una forza che ci permette di radicarci e di fare rete, a differenza del passato”.

Sui rifiuti è assente una visione d’insieme
indispensabile per uscire dalle emergenze

La questione rifiuti continua a essere centrale per il futuro dell’Isola. Attualmente continuiamo a pagare 380 euro a tonnellata per esportare l’immondizia. Perché non riusciamo a uscire dalla gestione emergenziale?
“Pochi giorni fa sono stato a Bruxelles e mi è stato detto che la gestione dei rifiuti è da immaginare come una piramide. Il problema è che in Sicilia da vent’anni si parla della punta, ma si continua a ignorare tutto quello che c’è alla base. Al momento è carente l’intera impiantistica e mi preoccupa che i mega impianti li debba realizzare la Regione. Ma con quale strategia? Abbiamo speso tra i dieci e i venti milioni di euro in diversi anni soltanto per la progettazione, ma gli impianti a oggi non hanno visto luce. A parte questo, va aggiunto anche il necessario rinnovamento del Piano dei rifiuti, che è ormai obsoleto. Prima di parlare di termocombustori, vorrei dedicarmi alla pianificazione della strategia. Vedo ampliamenti di discariche, ma non c’è altro perché si cerca di lavorare soltanto sulle emergenze. Rischiamo di pagare delle multe salate tra pochi mesi o al massimo anni. Oggi siamo commissariati e paghiamo sanzioni per la depurazione, a breve lo faremo anche per i rifiuti”.

Qual è la vostra proposta per cambiare rotta?
“Non pensiamo di modificare la governance come voleva l’ex presidente regionale Nello Musumeci, ma di vedere gli esempi virtuosi di impiantistica realizzati in Sicilia, estenderli e potenziarli per realizzare le strutture necessarie al completamento della piramide. Poi potremo discutere della punta attraverso un dibattito. Non nascondo che, anche con buone percentuali di differenziata, vi sia sempre un residuo di rifiuti difficile da gestire, ma potremo successivamente capire come poterlo maneggiare. Bruxelles ribadisce che, da regolamento, i fondi non possono essere utilizzati per questi impianti. Ma ragioniamo su un concetto: siamo un’Isola, un impianto è economicamente sostenibile per il residuo della Sicilia?”

Ponte sullo Stretto: finora solo propaganda

Qual è la vostra posizione sul Ponte sullo Stretto di Messina?
“Orma i siciliani non vogliono più vedere benaltrismo. I cittadini sono stanchi: a loro non interessa più sapere chi dice ‘Sì’ o ‘No’ a livello ideologico. Va però accertato che i milioni si stanno stanziando alla società che è stata riesumata per la costruzione dell’opera non finiscano tra i meandri della progettazione. Mi sembra molto più semplice gestire quei fondi sulla progettazione e poi non vedere nascere questo Ponte. Così come ha detto Giuseppe Conte, valutiamo l’opera se esistono dei riscontri, ma a oggi non abbiamo un pacchetto definitivo con benefici e non. In quel caso faremo una disamina, ma noi non abbiamo mai avuto alcun preconcetto nei confronti della struttura. Abbiamo sempre fatto notare che mancano le altre infrastrutture. Da Gela devo riuscire a raggiungere il Ponte, per esempio. Matteo Salvini si sta intestando la battaglia ideologica per la costruzione del Ponte sullo Stretto, ma ho il timore che spenderemo nuovamente milioni di euro per non fare niente. Se accadrà questo, i siciliani perderanno ancora di più la fiducia nella classe politica. Questi fondi rischiamo di perderli e di ricominciare dall’inizio appena si concluderà questo mandato di Governo. I siciliani non ne possono più di promesse. Nel frattempo, vengono tolti fondi dal Pnrr e sottratte risorse che per opere di mobilità sostenibile. Per questo motivo parteciperò alla manifestazione che si terrà a Messina il prossimo 2 dicembre”.

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