Palermo, momento difficile anche per le partecipate - QdS

Palermo, momento difficile anche per le partecipate

Gaspare Ingargiola

Palermo, momento difficile anche per le partecipate

venerdì 22 Maggio 2020

Il punto della situazione nei giorni scorsi durante una riunione dell’apposita Commissione consiliare. Per l’azienda nata dalle ceneri della Gesip si teme una perdita stimata in 4,1 mln di €

PALERMO – La Reset, la società consortile del Comune, potrebbe mettere in cassa integrazione quattrocento dipendenti per oltre tre mesi e ridurre la settimana lavorativa da 34 a 32 ore. È la prospettiva emersa durante una seduta della Commissione Partecipate. Al tavolo erano presenti anche i presidenti di Reset, Rap, Amat e Amap e i dirigenti comunali Sergio Maneri e Francesco Alberto Fiorino.

La Reset è l’azienda nata nel 2014 dalle ceneri della Gesip. Fin da subito i dipendenti, nel frattempo scesi a poco meno di 1.400, dovettero rinunciare a parte del monte ore e dunque dello stipendio. Finora la società presieduta da Antonio Spatrisano Perniciaro, infatti, è andata avanti stringendo la cinghia, con un contratto di servizio da 31 milioni all’anno: per farsi un’idea, secondo gli accordi sindacali dell’epoca in questi anni il corrispettivo sarebbe dovuto salire gradualmente fino a 44 milioni, cioè 13 in più. Una boccata d’ossigeno è arrivata da un incremento dei contratti siglati con le altre partecipate, ma la pandemia da Coronavirus ha rovinato i piani: per esempio con lo stop al programma di diserbo, che da solo vale 1,2 milioni, oppure col mancato trasferimento di un centinaio di dipendenti alla Rap, a sua volta in crisi, che avrebbe consentito risparmi per un altro paio di milioni.

A fare un quadro della situazione ci ha pensato il consigliere Massimiliano Giaconia del gruppo Avanti Insieme: “Gli argomenti trattati durante la seduta – ha spiegato – hanno riguardato sostanzialmente la situazione economico-finanziaria della Reset, il transito dei circa 110 dipendenti che da detta consortile, attraverso la mobilità interaziendale, dovrebbero allargare le fila della Rap (94) e dell’Amat (17) e i servizi che l’azienda espleta per mezzo di commesse per conto di altre consorziate. L’amministratore unico della Reset Perniciaro ha confermato quanto già era stato rappresentato nella prima relazione trimestrale 2020, ovvero una contrazione dei ricavi da fatturato dovuti ad una riduzione del corrispettivo da contratto di servizio pari a 2 milioni di euro rispetto al 2109, nonché al blocco di varie attività di interventi straordinari per conto del Comune, sospesi a causa della mancanza della necessaria progettazione esecutiva”.

“La Reset – ha aggiunto Giaconia – registra, inoltre, minori entrate anche dalle commesse che detiene con le consorziate, soprattutto quella con la Rap che abbraccia il servizio di diserbo, sospeso dal mese di marzo a causa dell’emergenza epidemiologica, e che forse potrebbe ripartire, secondo le previsioni del presidente della Rap Norata, con programmazioni mensili e non più a medio e lungo termine come avveniva in passato, e questo per i ben noti problemi finanziari della stessa Rap. Purtroppo anche i rapporti di collaborazione con Amap, rispetto ad altri servizi che la stessa poteva dare in commessa alla Reset, non sono più quelli che si auspicava potessero essere fino a qualche mese fa, a seguito di un parere negativo dell’Anac che di fatto blocca l’operazione, facendo venire meno alla consortile la possibilità di avere ulteriori ricavi”.

“Subisce una battuta d’arresto – ha sottolineato il consigliere di maggioranza – la mobilità interaziendale dei 94 lavoratori che dovevano transitare alla Rap. Il presidente Norata ha dichiarato infatti che, pur avendo la Rap grande necessità di personale per garantire tutti i servizi, al momento non si può dare via al transito poiché l’azienda versa in grandi difficoltà finanziarie per via degli extra costi. Preoccupazione questa che ovviamente viene accresciuta dalla notizia della proposta di deliberazione del riconoscimento del debito fuori bilancio di 9,7 milioni di euro, arrivata all’ordine del giorno del Consiglio comunale corredata di parere negativo dei Revisori dei Conti. Quella delle società partecipate del Comune di Palermo si configura dunque come uno scenario veramente preoccupante, se si aggiunge anche la complicata questione di Amat”.

“L’amministratore unico della Reset – ha concluso Giaconia – alla fine della seduta ha affermato che, da una proiezione fatta, il bilancio 2020 si chiuderebbe con una perdita di 4,1 milioni, e, se da qui a poco non ci saranno da parte del Comune provvedimenti concreti, sarà costretto ad attivare già dal mese di giugno la cassa integrazione per ben quattrocento lavoratori per un periodo lungo 13 settimane e la riduzione dell’orario da 34 a 32 settimanali”.

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