Dieci anni di declino, lento e graduale.
Così la marineria di Mazara del Vallo ha perso il primato di essere la flotta peschereccia più numerosa d’Italia.
Nella città marinara del Trapanese si attende con ansia l’arrivo dei diciotto pescatori liberati, si fanno anche i conti nel settore della pesca. La vicenda dell’Antartide e Medinea e dei loro equipaggi ha riacceso i riflettori sul comparto trainante per la città del Satiro.
Oggi i numeri parlano di 69 navi ‘maggiori’ e 146 navi ‘minori’, 3.600 pescatori iscritti nei registri della Capitaneria di porto di Mazara del Vallo, oltre 1.600 extracomunitari che lavorano a bordo dei pescherecci. Eppure dieci anni fa la flotta mazarese contava 260 navi ‘maggiori’ e più di 200 navi ‘minori’.
“Questa drastica diminuzione è stata dovuta alla diminuzione della risorsa ittica in mare e all’aumento dei costi di gestione dei pescherecci – spiega Giovanni Di Dia, segretario generale Flai-Cgil della provincia di Trapani – il tutto combinato con una politica europea sulla pesca che negli ultimi anni ha tutelato gli stock ittici, favorendo la demolizione dei natanti”.
Oggi i conti si fanno anche con la mancanza di personale, perché fare il pescatore non è più una professione ‘appetibile’. Così a bordo tra i componenti degli equipaggi si trovano sempre più pescatori tunisini e anche quelli che arrivano dall’Asia.
“In questi anni non abbiamo più assistito a un ricambio generazionale – spiega Tommaso Macaddino, segretario Uila Pesca della provincia di Trapani – i pescatori anziani sono andati in pensione e i figli hanno scelto di fare altro. Così il settore della pesca ha sofferto anche l’aspetto della manodopera che non è certo marginale”.