Ponte Morandi, arresti tra i vertici di Autostrade - QdS

Ponte Morandi, arresti tra i vertici di Autostrade

redazione

Ponte Morandi, arresti tra i vertici di Autostrade

mercoledì 11 Novembre 2020

L’indagine sulle barriere antirumore ha portato a sei misure cautelari per ex top manager e attuali dirigenti: ai domiciliari l’ex Amministratore delegato, Giovanni Castellucci. Per gli inquirenti i coinvolti erano "consapevoli dei difetti e dei potenziali pericoli"

La Guardia di Finanza di Genova, coordinata della locale Procura, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di tre ex top manager e tre attuali dirigenti di Autostrade per l’Italia S.p.a: tre arresti domiciliari e tre misure interdittive. Si tratta dell’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia S.p.a. Giovanni Castellucci e gli ex manager Paolo Berti (capo area operazioni) e Michele Donferri (capo area manutenzioni). Le tre misure interdittive riguardano invece soggetti minori, manager con un ruolo più defilato.

L’indagine, avviata un anno fa dopo l’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita nell’inchiesta principale legata al crollo del Ponte Morandi, è relativa alle criticità – in termini di sicurezza – delle barriere fonoassorbenti, del tipo integrate modello “Integuatos”, montate sulla rete autostradale.

L’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita, le indagini tecniche effettuate, l’assunzione di varie testimonianze hanno portato a raccogliere numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova in capo alle persone colpite dalla misura, in ordine alla consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento. In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti.

Secondo gli inquirenti, c’è stata una volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi, e quindi una frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato) e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione – obbligatoria – all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).

Pm: “Criticità nella sicurezza delle barriere”
Carenze nella sicurezza delle barriere fonoassorbenti installate sulla rete autostradale gestita da Aspi. Questa l’accusa che ha portato agli arresti domiciliari. Le accuse contestate a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode nelle pubbliche forniture e riguardano, come riferiscono le Fiamme Gialle in una nota, alcune “criticità, in termini di sicurezza, delle barriere fonoassorbenti del tipo integrale integautos montate sulla rete autostradale”.

Nel corso delle indagini sono emerse “numerosi e gravi indizi e fonti di prova” a carico di Castellucci e degli altri manager Aspi. I quali, precisa la Gdf, avevano “consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio di cedimento nelle giornate di forte vento”, come peraltro avvenuto nel 2016 e nel 2017 sulla rete autostradale locale. In particolare consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese).

Secondo la ricostruzione dai magistrati liguri, l’ex amministratore delegato di Aspi e gli altri dirigenti del gruppo erano al corrente dei “difetti progettuali” delle barriere. E sapevano benissimo che era stata effettuata una “sottostima” degli effetti “dell’azione del vento” e che, “per l’ancoraggio a terra” dei manufatti, erano stati utilizzati alcuni materiali “non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti”. Nonostante questo, da parte loro non c’è mai stata la “volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati”, un obbligo che secondo i pm genovesi è stato violato “con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi”. Da qui l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti.

Castellucci e agli altri manager Aspi sono anche accusati di frode nelle pubbliche forniture per “non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato)” e soprattutto per aver nascosto all’organo di vigilanza, rappresentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “l’inidoneità e pericolosità” delle barriere installate lungo la rete autostradale. Carenze di cui il Ministero non è mai stato informato, dato che da parte dei vertici Aspi non è stata neppure fornita “alcuna comunicazione” obbligatoria per legge.

Ed è alla luce di un quadro indiziario “grave” che il gip del Tribunale di Genova ha accolto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura per Castellucci e gli altri manager Aspi.

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