Revisionismo, pronta la sfiducia per Claudio Durigon - QdS

Revisionismo, pronta la sfiducia per Claudio Durigon

redazione web

Revisionismo, pronta la sfiducia per Claudio Durigon

giovedì 12 Agosto 2021

Il sottosegretario voleva "reintitolare" al fratello di Mussolini il parco di Latina dedicato a Falcone e Borsellino. Solo Matteo Salvini lo difende, "E' bravissimo, è il papà di 'Quota cento'"

Si stringe il cerchio attorno al sottosegretario all’Economia, il leghista Claudio Durigon, che il quattro agosto scorso aveva proposto di togliere l’intitolazione a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del parco pubblico di Latina, per “ripristinare” la vecchia denominazione di Parco Arnaldo Mussolini.

In realtà, come sottolineato dal sindaco di Latina Damiano Coletta, l’intitolazione al fratello minore di Benito Mussolini era stata cancellata dal 1940 e nel 2017 – tra le proteste di Forza nuova, CasaPound e FdI – l’Amministrazione comunale aveva dedicato la struttura ai due giudici martiri della lotta contro la mafia.

Ma nell’impeto neofascista che scuote alcune formazioni politiche, il ragionier Durigon, nato a Latina ma d’origini venete – i suoi nonni erano braccianti agricoli giunti nell’Agro Pontino all’epoca delle bonifiche attuate in epoca fascista – propose di tornare a chiamare il parco con il nome del “più destro dei destri” come si definiva Arnaldo Mussolini, fratello minore di Benito, direttore del “Popolo d’Italia”.

Va ricordato che Latina fu fondata con il nome di Littoria il 18 dicembre 1932 e assunse la denominazione attuale il 7 giugno 1945 a seguito della pubblicazione di un decreto che sostituiva il toponimo fascista con uno che consentiva di mantenere la sigla esistente della provincia.

Adesso una platea sempre più vasta – oltre ai politici si sono aggiunti l’Anpi, l’associazione partigiani, e il sindaco di Stazzema, paese in cui i nazifascisti uccisero oltre cinquecento persone e più di cento bambini – chiede le dimissioni dal Governo di Durigon, che non si è nemmeno sognato di chiedere scusa per la sua proposta.

Dal M5S, a Leu, al Pd il coro è unanime: deve dimettersi.

Soltanto Matteo Salvini lo difende e si spinge fino ad affermare che ‘Nella Lega non c’è nessun nostalgico”, anche se le inchieste di Report di qualche mese fa tra i rapporti tra Salvini, Savoini, i russi, i suprematisti bianchi, le associazioni ultracattoliche e Forza nuova, hanno dimostrato tutt’altro.

“Durigon è bravissimo – ha affermato il capo della Lega – , è il papà di ‘Quota cento'”.

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