Sicilia, 65 comuni svuotati in settant'anni - QdS

Sicilia, 65 comuni svuotati in settant’anni

redazione

Sicilia, 65 comuni svuotati in settant’anni

giovedì 03 Ottobre 2019

Secondo uno studio della Regione svanite 147mila persone, quanto la popolazione di Caltanissetta, Enna e Agrigento. Le soluzioni in un convegno sui borghi montani a Novara di Sicilia

Tre intere città “scomparse” nell’arco di una generazione in Sicilia.

E’ come se nel giro di meno di 70 anni fossero spariti nel nulla tutti gli abitanti di Agrigento, Caltanissetta ed Enna con le città completamente svuotate.

Il calo di residenti, in realtà, riguarda cinque aree interne dell’isola: Sicani, Madonie, Nebrodi, Calatino e Simeto-Etna.

Dal 1951 a oggi in queste zone – per un totale di 65 comuni – la popolazione si è ridotta di 147.479 unità e la diminuzione è stata costante nel tempo: solo negli ultimi anni, dal 2011 al 2019, ben 14 mila in meno.

Il quadro emerge dal rapporto “La demografia delle aree interne della Sicilia” realizzato dal Servizio statistica e analisi economica della Regione siciliana.

Se la gente nativa abbandona questi luoghi, aumentano invece gli stranieri che scelgono proprio le aree interne per stabilirsi in Sicilia: agli inizi del Duemila erano circa 1.500, quest’anno sono già 9.851 con una crescita media annua dell’11% e una dinamica maggiore di quella regionale con un incremento medio annuo dell’8,1%. In totale in Sicilia gli stranieri residenti sono passati da 49 mila a 200 mila.

Il picco, rileva lo studio, è stato registrato nel 2007.

“La presenza di stranieri – si legge nel rapporto – nelle aree interne era infatti sottostimata da una quota non indifferente di cittadini romeni che grazie all’adesione all’Ue del Paese di origine poterono chiedere quell’anno l’iscrizione all’anagrafe. I 245 romeni residenti del 2006 diventarono, alla fine dell’anno successivo, 1.538”.

Per lo studio “gli incrementi, originati dall’emersione di irregolari già presenti sul territorio ma non registrati nonché dalla domanda di lavoro in particolari settori evidenzia il fabbisogno di una forza lavoro attiva principalmente in alcuni comparti dell’agricoltura ma anche della cura delle persone (badanti) che conferma la vulnerabile struttura anziana della popolazione delle aree interne”.

“Vogliamo tentare – ha detto Salvatore Bartolotta, coordinatore de “I borghi più belli d’Italia in Sicilia” – di ripopolare le zone montane svantaggiate della Sicilia, cercando di promuovere degli incentivi fiscali per queste aree come previsto da un disegno di legge regionale fermo da troppo tempo in commissione attività produttive”.

I temi verranno trattati domani a Novara di Sicilia nel convegno “I Borghi, sviluppo e attrazione fiscale, riabitare le aree interne della Sicilia” alla presenza dell’assessore all’economia Gaetano Armao e il sindaco della Città metropolitana di Messina Cateno De Luca.

“Negli ultimi anni – ha spiegato Bartolotta – in Sicilia si è determinata una drammatica situazione di precarietà di tutta l’area montana siciliana, a causa di due fattori essenziali concatenati tra loro: lo spopolamento e la disoccupazione. Comuni come quello di Novara di Sicilia sono passati da 9327 abitanti nel 1951 a 1284 nel 2019 con uno spopolamento dell’ottantasei per cento”.

“Quindi – ha sottolineato – auspichiamo che il disegno di legge possa essere portato aventi prevedendo maggiori fondi per questi borghi ed incentivi fiscali. Anche perchè ben 19 borghi su 20 in Sicilia hanno gli stessi tipi di problemi. Per questo motivo abbiamo realizzato un presidio permante a Castellana Sicula sulle Madonie per sensiblizzare le istituzioni sui territori dell’entroterra”.

“Un disagio molto grave – ha concluso – che porta anche altri problemi come la desertificazione, l’abbandono delle campagne e il dissesto idrogeologico e l’abbandono di servizi essenziali come banche, poste, ospedali. Occorre dunque puntare a non far partire i giovani investendo in start up, e innovazioni produttive con il recupero di prodotti tradizionali”.

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