Tagli Pnrr coperti con fondi Ue? Ecco rischi e vantaggi - QdS

Tagli al Pnrr coperti coi Fondi Ue? Svimez: “Vantaggi, ma anche rischi: ecco quali”

web-sr

Tagli al Pnrr coperti coi Fondi Ue? Svimez: “Vantaggi, ma anche rischi: ecco quali”

Salvo Catalano  |
lunedì 21 Agosto 2023

L'analisi di Svimez sull'operazione che vorrebbe portare avanti il Governo: "Vantaggi, ma cinque fattori rendono tutto difficile".

Tagli per 15 miliardi di euro, di cui quasi un miliardo e mezzo colpiscono la Sicilia, circa un terzo delle risorse complessive inizialmente destinate all’isola. Questa è la nuova versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza partorita dal governo Meloni dopo mesi di studio e analisi. La proposta adesso attende la risposta dell’Europa, ma è in Italia che vanno trovate le risorse alternative per coprire la montagna di progetti rimasti senza copertura finanziaria, nonostante molti siano già stati appaltati.

La patata bollente ricade su Regioni e Comuni, non solo perché 1 miliardo e 300 milioni di tagli in Sicilia interessano lavori in capo agli enti locali, ma anche perché quando il governo nazionale parla di rimodulare le risorse, andandole a prendere da altri filoni di finanziamento, parla di risorse spesso già destinate a progetti sul territorio. Un’analisi interessante dello scenario che si apre per le prossime settimane l’ha fatta la Svimez, l’Agenzia per lo sviluppo del mezzogiorno, nel documento pubblicato a luglio che anticipa il classico report annuale sulla situazione dello sviluppo del Sud.

Svimez: “Presenti 83 interventi critici”

“È da diversi mesi all’ordine del giorno dell’agenda dell’attuale Governo – scrive Svimez – la possibilità/necessità di trasferire alcuni interventi del PNRR che presentano criticità/elementi di debolezza sui Programmi finanziati con i fondi europei per la coesione, al fine di poter prevedere la loro realizzazione entro il più ampio orizzonte temporale del 2029, invece del termine del 2026 attualmente previsto dal PNRR. La Svimez ha pertanto operato un’analisi ricognitiva per verificare se, in che misura e con quali modalità questa opzione sia effettivamente percorribile con riferimento agli 83 interventi classificati come critici”.

L’Agenzia parte dalla terza relazione sullo stato di attuazione del Pnrr presentata dal governo al Parlamento a fine giugno. Nel documento vengono evidenziati ben 83 interventi che presentano elementi di debolezza: aumento costi e/o scarsità materiali; squilibrio offerta/domanda, investimenti non attrattivi, impreparazione del tessuto produttivo; difficoltà normative, amministrative e gestionali; ridefinizione degli impegni. Tutti insieme questi interventi critici valgono 95,5 miliardi di euro, “di cui – fa i conti Svimez – circa 45 miliardi di euro riferibili alla cosiddetta quota Sud. Si tratta di un ammontare considerevole, considerato che corrisponde a circa la metà del valore complessivo del Piano”.

Come trovare le risorse mancanti?

Sarà possibile usare i fondi europei 2021-2027 per trovare le risorse mancanti? In parte sì, risponde l’Agenzia per lo sviluppo del Mezzogiorno. “Degli 83 interventi del Pnrr caratterizzati da elementi di debolezza, 29 presentano una coerenza con gli obiettivi e i regolamenti dei Fondi europei per la coesione e potrebbero, previo accordo con le Amministrazioni titolari, trovare una loro potenziale collocazione nell’ambito dell’attuale struttura dei Programmi FESR e FSEplus. Tale collocazione riguarderebbe, nella stragrande maggioranza dei casi, i Programmi regionali”.

Ed ecco il primo ostacolo: è necessaria una interlocuzione e l’accordo con le Regioni titolari dei programmi. “Il valore finanziario di questi interventi – precisa Svimez – ammonta a oltre 8,2 miliardi di euro, di cui 4,1 rientranti nella così detta “quota Sud” del Pnrr”.

La ricognizione individua poi altri 17 interventi con elementi di debolezza (per oltre 22 miliardi di euro, di cui 10,5 miliardi afferenti alla quota Sud), “per i quali, pur essendo rispettata la condizione di coerenza con gli obiettivi e i regolamenti dei Fondi europei per la coesione, il potenziale finanziamento attraverso il FESR richiederebbe una incisiva e non semplice revisione e riprogrammazione del Programmi regionali”.

I cinque fattori di difficoltà

In definitiva secondo Svimez l’utilizzo dei Fondi europei 2021-2027 in sostituzione di una parte del Pnrr non è un male, anzi. “Presenta indubbi potenziali vantaggi per il sistema Paese, consentendo di realizzare, sempre attraverso risorse europee, ma con un orizzonte temporale più ampio rispetto al PNRR, interventi strategici per la competitività e la riduzione dei divari”. Tuttavia l’Agenzia individua almeno cinque fattori che rendono l’operazione “difficilmente praticabile” nella sua totalità.

Il primo è “l’eccessiva dimensione finanziaria di alcuni interventi, talvolta ricadenti su territori limitati, rispetto non solo agli obblighi di concentrazione tematica, ma anche, spesso, alle risorse complessivamente disponibili su un determinato Obiettivo strategico o Programma”. Segue “la difficile compatibilità di alcuni interventi con le previsioni dei regolamenti europei e con le posizioni manifestate dalla Commissione europea”.

Terzo fattore sono “i vincoli di concentrazione tematica sugli Obiettivi strategici previsti dal regolamento FESR”. Quarto: “la sostanziale assenza di Programmi nazionali FESR che coprano l’intero territorio nazionale”. E infine: “la concentrazione di una quota preponderante delle risorse del FESR a favore delle Regioni del Mezzogiorno (72%), che rende complesso il finanziamento di interventi omogeneamente ripartiti su tutto il territorio nazionale”. Anche il Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione, ricorda Svimez, riserva l’80 per cento delle sue risorse al Mezzogiorno.

“Si tratta – conclude Svimez – di un tema che investe più in generale le ipotesi di modifica degli interventi contenuti nel PNRR che devono comunque sempre preservare il vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno del 40% del totale delle risorse territorializzabili”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017