Trent'anni di Mani Pulite, le testimonianze di Orlando e Bianco

Trent’anni di Mani Pulite, le testimonianze di Orlando e Bianco

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Trent’anni di Mani Pulite, le testimonianze di Orlando e Bianco

Melania Tanteri  |
giovedì 17 Febbraio 2022

L'eco di quei fatti risuona ancora troppo forte per poter pensare che di strascichi, oggi, non ve ne siano. Tutt'altro.

Una cesura storica. Uno spartiacque nella storia repubblicana italiana di cui oggi ricorre il trentesimo anniversario. Parliamo di Tangentopoli e dell’inchiesta mani pulite dopo la quale l’Italia non sarebbe più stata il Paese che era stato nei 30 anni precedenti. Almeno nella forma, quella dei partiti. Perché nella sostanza, poco è cambiato, e quel vento che spirava con Mani pulite, dopo qualche tempo si è fermato e l’aria è tornata stantia.

L’arresto di Chiesa

Il 17 febbraio del 1992, il blitz nel Pio Albergo Trivulzio, dove il presidente Mario Chiesa, già assessore socialista ai Lavori pubblici del Comune di Milano, venne trovato con una tangente da 7 milioni di lire. Corruzione, tangenti, commistioni pubblico – privato: un terremoto scatenato dall’allora giovanissimo Antonio Di Pietro che diede il via a una valanga. Di avvisi di garanzia, sì, ma anche di letame, che ricoprì quello che, all’epoca, era il sistema dei partiti.

“La cosiddetta Prima Repubblica si dissolse come neve al sole – scrive Giuseppe Lazzaro Danzuso sul Quotidiano di Sicilia: il 9 febbraio del 1994 Craxi lasciò la segreteria del Psi a Giorgio Benvenuto. Sedici giorni dopo fu Giorgio La Malfa a dimettersi da segretario del Pri ed entro marzo a lasciare rispettivamente la guida del Pli e quella del Psdi furono Renato Altissimo e Carlo Vizzini. Il 23 giugno, infine, Mino Martinazzoli decretò la fine della Democrazia cristiana, dopo che, a inizio marzo, Ciriaco De Mita era stato costretto a dimettersi dalla presidenza della Bicamerale per le Riforme a causa dell’inchiesta sul fratello Michele, coinvolto nell’Irpiniagate”.

La testimonianza dei sindaci Bianco e Orlando

Tangentopoli, in ogni caso, è sicuramente un evento spartiacque. Lo riconoscono non soltanto gli storici che hanno avuto modo in questi tre decenni di ricostruire quanto accaduto, da una distanza, però, non ancora debita. L’eco di quei fatti oggi risuona ancora troppo forte per poter pensare che di strascichi, oggi, non ve ne siano. Tutt’altro. Lo affermano anche coloro che, di quel periodo furono osservatori, già in politica ma a debita distanza dal “disastro”.

Entrambi deputati nel 1992, sarebbero diventati sindaci di due delle città meridionali più importanti: Palermo e Catania. I primi eletti direttamente dalla cittadinanza una riforma figlia, secondo uno di loro, proprio di Tangentopoli.

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