Turismo interno, la Sicilia resta lontana dal podio - QdS

Turismo interno, la Sicilia resta lontana dal podio

redazione

Turismo interno, la Sicilia resta lontana dal podio

Roberto Greco  |
martedì 30 Aprile 2024

Nel 2023 gli italiani hanno viaggiato meno di quanto fatto nel pre pandemia: il Nord resta la meta preferita

ROMA – Nel 2023 i viaggi dei residenti in Italia sono stati 52 milioni e 136mila (323 milioni e 606mila pernottamenti), stabili rispetto al 2022 e ancora sotto i valori precedenti alla pandemia (-27% rispetto al 2019). Nel corso dei mesi estivi (luglio-settembre) le vacanze di quattro o più notti diminuiscono rispetto all’estate del 2022 del 12,6%) e ritornano così sotto i livelli del 2019. I residenti che hanno fatto almeno una vacanza tra luglio e settembre scendono al 31,5% contro il 35,8% del 2022 (37,8% nel 2019). I viaggi all’estero (21% del totale) e i viaggi nelle località italiane sono stabili ma ancora inferiori rispetto al 2019 (-35,6 e – 24%). Lo racconta il Report dell’Ufficio Statistico di Istat relativo a viaggi e vacanze in Italia e all’estero nel 2023.

I viaggi all’estero nel 2023 rimangono stabili

Dopo la mancata crescita, già osservata nel 2022, i viaggi all’estero nel 2023 rimangono stabili ma ancora al di sotto dei livelli del 2019 del 35,6%. Anche i viaggi in Italia non registrano sostanziali variazioni e non recuperano quel 24% perso rispetto al 2019. Le vacanze, che nel 2022 avevano mostrato una decisa ripresa, rimangono sostanzialmente invariate e si attestano nel 2023 a poco più di 48 milioni (92% dei viaggi, 95% delle notti). Prevalgono le vacanze “lunghe”, di quattro o più notti (54,7% dei viaggi e 82% delle notti), che, dopo aver raggiunto nel 2022 i livelli pre-pandemia, nel 2023 interrompono la loro crescita attestandosi a 28,5 milioni (-19% sul 2019) ma anche il dato relativo alle vacanze brevi non cambia rispetto al 2022 e sono ancora il 31% in meno di quelle registrate nel 2019. Rimane elevato il divario tra i pernottamenti di vacanza del 2023 e quelli del 2019 che risulta essere pari a 75 milioni, ossia il 19,6% in meno.

Tendenza a spostarsi in ogni periodo dell’anno

Il 2023, però, conferma la tendenza a spostarsi in ogni periodo dell’anno principalmente per piacere, svago o riposo, il 73,3% delle vacanze, e per visite a parenti e amici per il 24,7%. Entrambe le motivazioni sono stabili rispetto al 2022, ma, ancora una volta, sotto i livelli del 2019 con un calo del 21,3% per le vacanze di piacere, svago e riposo e del 31,1% per le visite a parenti e amici. Unica, forse, vera novità è che nel 2023 la quota di vacanze per visitare le città eguaglia quella delle vacanze al mare, entrambe pari al 49% sul totale vacanze. Questo dato fa emergere che continua la seppur lenta ripresa delle visite a città, grazie soprattutto al recupero di quelle estere, con un aumento del 29,3% rispetto al 2022, e di quelle estive in città italiane, che superano ampiamente i livelli pre-pandemici registrando un aumento del 37% sul 2019. Nonostante questi dati positivi però, nel complesso, le visite alle città sono ancora di circa il 15% inferiori rispetto al 2019.

Le vacanze al mare in Italia tornano a essere più scelte

Complice l’instabilità mondiale dovuta ai conflitti, per la prima volta dal 2019 le vacanze al mare in Italia tornano a essere più scelte di quelle all’estero, ma si assiste ad un rallentamento generale pari all’11,7%, in Italia e all’estero, rispetto alla crescita osservata negli ultimi due anni. Le vacanze in montagna e campagna rimangono stabili sul 2022 e sono, rispettivamente, il 25,4% e il 14,3% sul totale delle vacanze anche se, a fine anno il bilancio delle vacanze in montagna è ancora in difetto rispetto al 2019, con una riduzione pari al 12,2% mentre quelle in campagna hanno recuperato i livelli pre-pandemia.

Rispetto ai dati del 2022, nel 2023 sono aumentate le vacanze dedicate a visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli e al turismo enogastronomico, come confermano gli incrementi osservati nei primi nove mesi dell’anno che registrano un aumento del 55% e, per la prima volta dopo anni di cali, il 2023 vede crescere la quota di vacanze con attività culturali che passa dal 9,7% nel 2022 al 13,1% nel 2023 anche se, tuttavia, queste vacanze sono ancora inferiori del 39% rispetto al 2019.

Tra le vacanze svolte per piacere, svago o riposo, quelle dedicate al riposo o divertimento anche nel 2023 rimangono predominanti attestandosi circa al 68,3% rispetto al periodo pre-pandemico quando erano 57,8%. Il saldo di fine anno si conferma prossimo ai livelli precedenti alla pandemia, grazie al marcato incremento osservato nel primo trimestre, +61% rispetto al corrispondente periodo del 2022, mentre in estate si è confermata la stabilità registrata nel triennio precedente.

Anche le altre attività, quali i trattamenti di benessere, lo shopping, il volontariato, la pratica di hobby, le visite ai parchi divertimento o le vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione, sebbene aumentino rispetto al 2022, non riescono a recuperare il gap dovuto alla pandemia. Di fatto la quota delle vacanze effettuate per svolgere queste attività è ancora molto contenuta attestandosi, nel 2023, al 4,7%, rispetto al 7,5% del 2019.

Le attività culturali preferite rimangono le visite a città e borghi e le visite ai monumenti e siti storici o archeologici, seguite, quasi in egual misura, dalle visite a mercati tipici locali e a musei e mostre. Rispetto al 2022, sono in aumento tutte le tipologie di attività, ad esclusione delle visite a città. In particolare, la quota delle attività legate all’enogastronomia, che si attesta al 25,3%, è più alta del 2019, quando il dato era il 19,7%, e, per la prima volta dal forte calo del 2020 anche i viaggi estivi per partecipazione a spettacoli e manifestazioni tornano ad essere più frequenti con un dato pari al 23,7%, seppure ancora inferiori di circa un terzo rispetto all’estate pre-pandemica.

Nel 2023 il 79% dei viaggi ha avuto come destinazione una località italiana. Il Nord rimane l’area del Paese con maggior potere attrattivo, il 38% dei viaggi, sia per le vacanze, soprattutto se brevi, sia per i viaggi di lavoro. Il Mezzogiorno continua a registrare quote più elevate del Centro per le vacanze lunghe, il 29% contro il 12,6%, ma meno consistenti per le brevi, il 16% contro il 25%, e per i viaggi di lavoro, l’11,3% contro il 24,6%. Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Trentino Alto Adige sono le sette regioni più visitate e accolgono complessivamente il 59,4% degli spostamenti interni, con quote che variano tra il 6,2% del Trentino Alto Adige e l’11,6% della Toscana. Anche nel 2023 quest’ultima rimane la regione preferita per le vacanze, sia lunghe sia brevi. Per lavoro si viaggia invece di più verso Lombardia, Lazio e Toscana, che insieme ospitano quasi il 42% dei viaggi d’affari in Italia. Lombardia e Lazio sono le mete preferite delle vacanze invernali, entrambe all’11,7%, in particolare la prima per i soggiorni lunghi e la seconda per quelli brevi.

Le vacanze primaverili e autunnali confermano la Toscana al primo posto tra le destinazioni privilegiate sia per i soggiorni brevi, sia per quelli lunghi. Questa regione è seconda solo all’Emilia-Romagna nella graduatoria delle mete più frequentate in estate, anche durante le vacanze brevi. In occasione delle vacanze lunghe estive, invece, le destinazioni preferite, oltre all’Emilia-Romagna, sono la Puglia, il Trentino Alto Adige e la Calabria.

Dati incoraggianti, ma si deve fare di più

Il 2024 sembra essere iniziato con ottimi auspici con Palermo e Catania che sono state tra le città più ricercate dai turisti in vista della Pasqua e tra le prime destinazioni raggiunte dai viaggiatori. Secondo i dati pubblicati da Jetcost, che ha stilato la classifica delle prime venticinque città Europee ricercate dai viaggiatori, le due siciliane si classificano al sesto posto, per quanto riguarda la città etnea, e al quattordicesimo per il capoluogo siciliano. Dati confermati dagli arrivi negli aeroporti che, in quello di Palermo, tra il 29 marzo e il 2 aprile, ha contato circa 122mila passeggeri, con una crescita del 2% rispetto allo scorso anno, mentre i voli internazionali sono cresciuti del 5%. Numeri molto positivi anche per gli scali di Catania e Comiso, dove sono arrivati 232 mila passeggeri, di cui 143 mila nazionali e 89 mila internazionali, con una crescita del 3,96%.

Cresciute anche le prenotazioni nelle strutture alberghiere dell’Isola. “I numeri sono ottimi e migliori rispetto a quelli dello scorso anno – ha spiegato Nico Torrisi presidente di Federalberghi Sicilia e amministratore delegato della Sac, la società che gestisce gli scali di Catania e Comiso – anche grazie ai numeri che stanno producendo gli aeroporti di Palermo e Catania. Il turismo vive un momento di salute ottimo”.

Il presidente di Federalberghi, che ben sa che il movimento pasquale può fare da volano per la stagione estiva che è alle porte indica inoltre che “anche per la bella stagione, rispetto allo scorso anno, il trend è già in crescita. Questo è il segno che il comparto vive uno stato di salute eccellente ma che deve continuare a crescere e per farlo occorre avere a cuore lo sviluppo del personale, perché il servizio è dato dalle persone. Viene da sé che dobbiamo investire anche nelle strutture”.

“Anche se non abbiamo ancora superato i dati del 2019 – ha dichiarato al QdS Marco Mineo, presidente di Assohotel Palermo, organismo aggregato alla Confesercenti – ci siamo riposizionati su quei valori. Lo scorso anno, però, la Sicilia, aveva una caratteristica, quella che le prenotazioni erano effettuate con largo anticipo, 60-90 giorni mentre nel 2023 abbiamo assistito al fenomeno della riduzione della ‘booking window’, come è definita, che oggi è mediamente di 30 giorni”.

Tra le note dolenti, ma non solo in Sicilia, la presenza di un “sommerso” difficilmente quantificabile che, continua Mineo, “continua a esserci, soprattutto nel settore extra-alberghiero. Nel caso di Palermo, possiamo evidenziare la chiusura di diverse strutture alberghiere e una mancanza di posti letto che ha creato un aumento indiscriminato dell’ospitalità, anche al di fuori delle regole”.

In questo scampolo di 2024, per quanto riguarda i siti culturali, al Teatro antico di Taormina e al Museo e all’area archeologica di Naxos si sono registrati quasi 8.500 visitatori, un dato di presenze seguito dalla Valle dei Templi e del Museo archeologico Pietro Griffo, che ha sfiorato i 6.000 biglietti. Oltre 2.500 i turisti che hanno ammirato la Villa romana del Casale di Piazza Armerina.

Intanto Agrigento si avvia faticosamente sulla strada del 2025, anno in cui la città sarà Capitale italiana della Cultura. Intervistato dal QdS il sindaco Francesco Miccichè ha detto che in città si registrano “pochi turisti e molti visitatori, che definiamo tali perché difficilmente pernottano in città” e che “in questo momento il nostro territorio ha bisogno di strutture ricettive che aumentino la possibilità di pernottamento, perché l’Amministrazione comunale può incentivare la loro creazione ma non le può realizzare direttamente. Quelle che ci sono, anche in questo periodo, sono quasi tutte piene ma la loro capacità è inferiore al potenziale turistico del nostro territorio”.

Obiettivo: destagionalizzare

“I dati sull’andamento dei flussi turistici in Sicilia sono senz’altro incoraggianti e restituiscono l’immagine di un comparto dinamico e in costante crescita. Il governo regionale metterà in campo politiche mirate alla destagionalizzazione dei flussi turistici, anche sulla base dei dati statistici che confermano nei periodi di bassa stagione un trend fortemente positivo di presenze turistiche”. Lo ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani, intervenendo a Milano alla Bit alla conferenza stampa di presentazione delle strategie turistiche della Sicilia, alla presenza dell’assessore al Turismo, Elvira Amata. Il 2022 è stato l’anno della ripresa del turismo in Sicilia che, con oltre 14 milioni 851 mila presenze, per il 56,6% italiane, ha permesso all’isola di tornare ai livelli pre-pandemici del 2019, che si era chiuso con oltre 15 milioni di pernottamenti, tra italiani e stranieri.

Quello che si è registrato in Sicilia può essere definito un andamento virtuoso che ha continuato a produrre i suoi effetti anche nei primi mesi del 2023 e che viene decisamente confermato dai dati provvisori del consuntivo d’anno, verosimilmente sottostimati e suscettibili di variazioni al rialzo, poiché in costante aggiornamento e in fase di certificazione da parte di Istat. Il dato annuo 2023 con oltre 16 milioni 462 mila presenze complessive rileva un incremento del 10,8% rispetto al 2022 a conferma del superamento della situazione pre-pandemica (2019) quando i pernottamenti nell’Isola avevano contabilizzato poco più di 15 milioni 115 mila unità. Il dato è ancora più macroscopico se si guarda alla componente straniera, +24,8% rispetto al 2022, che ha di fatto trainato l’andamento dei flussi turistici della Regione. Infatti, in valore assoluto, nel corso del 2023 le presenze straniere ammontano a 8.040.818.

Altro elemento interessante è relativo a uno degli obiettivi principali della programmazione regionale, ossia l’allungamento della stagione turistica e la diversificazione dell’offerta. I dati relativi al 2023 evidenziano un flusso turistico non più concentrato esclusivamente nei mesi tipicamente estivi, come in passato, ma meglio distribuito nel corso dell’anno.

Anche nel 2023, sempre secondo i dati forniti dalla Regione, il comparto alberghiero, con oltre 11 milioni 778 mila presenze domina il panorama regionale della ricettività, ma resta assolutamente soddisfacente anche il dato dell’extra-alberghiero che, con oltre 4 milioni 680 mila presenze, di cui oltre 2 milioni 370 mila stranieri, registra un incremento del 13,5% rispetto al 2022. Il mercato straniero continua a caratterizzarsi per una forte presenza francese e tedesca, ma si sta assistendo a una decisa avanzata di altri mercati, tra cui spiccano quello americano e britannico.

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