Credito negato e pressione fiscale alle stelle. Così il commercio è finito spalle al muro - QdS

Credito negato e pressione fiscale alle stelle. Così il commercio è finito spalle al muro

Calogero Conigliaro

Credito negato e pressione fiscale alle stelle. Così il commercio è finito spalle al muro

giovedì 07 Febbraio 2013

La crisi e il calo dei consumi hanno fatto il resto: ad Agrigento in molti rischiano di chiudere bottega

AGRIGENTO – La grave crisi economica ha messo in ginocchio le imprese commerciali della provincia, che sotto la sigla di Rete impresa Italia hanno organizzato nei giorni scorsi, una mobilitazione senza precedenti con la partecipazione di tutte le associazioni di categoria (Confcommercio, Cna, Confartigianato, Casartigiani, Confesercenti) con l’obiettivo di sensibilizzare la classe politica locale e nazionale per la messa in atto di provvedimenti urgenti atti a evitare il collasso del comparto.
La protesta ha riguardato l’eccessivo onere fiscale imposto dagli Enti locali, con l’imposizione della tassa dell’Imu al massimo dell’aliquota per la città capoluogo, mentre timori sono stati espressi sulla prossima tassa sulla spazzatura, la Tares. Il tutto all’interno di un contesto drammatico che, secondo i dati forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio studi della Confcommercio, necessità di un’immediata inversione di tendenza. I dati sull’economia parlano chiaro sulla situazione di emergenza in corso: nel 2012 la disoccupazione complessiva in provincia di Agrigento è arrivata al 17,7%, con ovvie ripercussioni anche sui consumi (crollati nel 2012 del 4,9% contro la media siciliana del -3,8 e nazionale del -4,4). Il Pil in provincia, infine, l’anno scorso nel 2012 è sceso di 3,2 punti percentuali.
“Non è più possibile continuare su questa strada – ha commentato Filippo Danile di Confcommercio durante l’incontro con Francesco Messina, assessore alle Attività produttive della città capoluogo – basti pensare che l’Imu viene imposta in violazione di legge perché dovrebbe essere pagata per gli esercizi commerciali per la superficie calpestabile e non sull’intera area risultante al catasto” (decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23 e con il Dl 201 del 2011, nda).
All’intervento di Danile ha fatto eco Domenico Randisi, presidente della Cna di Agrigento, che ha sottolineato come l’Imu, per assurdo, non sia detraibile divenendo in tal maniera una tassazione doppia senza essere calcolata come un costo dell’azienda.
“Per quanto riguarda la Tares – ha aggiunto Domenico Cusumano, presidente di Casartigiani – se si dovesse applicare l’aliquota massima il rischio sarà per molte aziende la reale chiusura. Non è più possibile andare avanti così, basti pensare che si paga l’Imu come una seconda casa e non come un bene strumentale per un’attività economica”.
L’assessore Messina ha risposto che si farà il possibile per soddisfare le richieste dei commercianti, ma il momento difficile ha spinto i rappresentanti del settore commerciale ha consegnare al prefetto Francesca Ferrandino una missiva in cui si richiedono specifiche misure da inoltrare urgentemente ai vari rappresentanti delle istituzioni interessate. In essa si lamentano varie problematiche e nello specifico: l’applicazione dell’aliquota massima da parte della Provincia regionale per l’assicurazione dei mezzi stradali (per certe aziende un costo accessorio non indifferente); il fatto che diversi sindaci della provincia abbiano applicato l’aliquota massima consentita per legge per l’Imu; un canone per la fornitura idrica definito non solo per le famiglie, ma anche per le imprese, “iniquo e vessatorio”. Non poteva mancare un riferimento alla tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, commisurata sulla superficie delle aziende e non sulla reale capacità produttiva e le questioni legate all’Iva al 21%, e all’aumento del costo dell’energia e del carburante.
Sulle problematiche lamentate dagli imprenditori commerciali è intervenuto anche il presidente della Camera di Commercio, Vittorio Messina, che ha sottolineato come il momento, per tutto il tessuto economico locale, sia particolarmente delicato.
“Quella dei commercianti – ha detto – è una protesta che vuole farsi ascoltare dalla politica. Siamo a un bivio dove il rischio è il martirio commerciale e servono provvedimenti che sburocratizzino le procedure e che riducano la pressione fiscale. Queste sono le primarie condizioni necessarie per le piccole e medie imprese, divenute purtroppo il bancomat del Governo nazionale, con l’Imu ormai applicata persino sui capannoni industriali o sui fabbricati rurali, il tutto nella speranza che le banche riaprano i rubinetti dell’accesso al credito”.
Ed è proprio sull’accesso al credito che è intervenuta Confcommercio con il suo leader provinciale. “La nostra richiesta è chiara – ha detto Calogero Bellavia – gli istituti di credito che hanno avuto dalla Bce la possibilità di acquistare denaro all’1% con ovvi benefici, intervengano dunque a finanziare con prestiti a tasso agevolato le aziende meritevoli e le famiglie. Non è possibile che tali risorse siano impegnate solo per l’acquisto di titoli pubblici. Il sistema produttivo rischia di precipitare e con questo anche la capacità tributaria, quindi è importante per lo Stato che le aziende e le famiglie possano essere in condizioni di continuare ad andare avanti”.
La risposta passa adesso alla politica, quella vera fatto di soluzioni e non di annunci. La speranza è che, tanto a livello locale quanto a livello regionale e nazionale, ci sia qualcuno pronto ad ascoltare le richieste degli imprenditori e in grado di mettere in campo le soluzioni indispensabili per uscire dalla crisi.

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