L’economia gialla avanza in Sicilia con 2.500 imprese. Solo da Catania sono “partiti” per la Cina 136 milioni € - QdS

L’economia gialla avanza in Sicilia con 2.500 imprese. Solo da Catania sono “partiti” per la Cina 136 milioni €

Oriana Sipala

L’economia gialla avanza in Sicilia con 2.500 imprese. Solo da Catania sono “partiti” per la Cina 136 milioni €

martedì 24 Dicembre 2013

Tra il 2011 e il 2012 le aziende guidate da asiatici sono aumentate del 3,5%, ma i capitali non restano qui: in cinque anni “fuggiti” dall’Italia 10 mld €
Elaborazione della Fondazione Moressa su dati Bankitalia: il Capoluogo etneo tra le prime 5 città italiane per giro d’affari

PALERMO – Compatti e sparpagliati al tempo stesso. I cinesi sono forse il primo popolo al mondo a registrare una grande dispersione nelle altre zone del pianeta.
Il mercato orientale, dall’abbigliamento alla ristorazione, attecchisce ormai ovunque, comportando molte conseguenze per l’economia dei luoghi in cui viene accolto. I cinesi però sono anche il popolo più compatto, aggregato in veri e propri “ghetti” radicatisi ormai in gran parte delle città italiane.
Una cultura silenziosa, riservata, quella dei cinesi, che ha comunque impresso molti cambiamenti nella fisionomia dei quartieri cittadini in cui vivono. Prendiamo per esempio la storica Fiera di Catania, che si svolge tutti i giorni a piazza Carlo Alberto: le bancarelle cinesi sono oggi preponderanti, così come i negozi all’ingrosso o al dettaglio. I luoghi di lavoro spesso sono anche luoghi residenziali, visto che, nella stessa zona, sono molte le abitazioni occupate dai cinesi.
Secondo i dati della Cgia di Mestre (Confederazione generale italiana dell’artigianato), Catania è la città siciliana che conta il maggior numero di cinesi residenti (6.639), e di questi la maggior parte svolge un’attività commerciale.
Nell’ultimo trimestre 2013, inoltre, le imprese cinesi di Catania e provincia iscritte alla Camera di Commercio ammontano a 720, un numero leggermente in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando tali imprese erano 714.
Stando ai dati della Fondazione Moressa, la metropoli etnea rientra inoltre tra le prime cinque città italiane da cui i cinesi inviano grandi quantità di denaro verso il loro Paese d’origine sotto forma di rimesse.
La prima città è Roma, dalla quale è partita, nel 2012, la cifra di 1,4 miliardi di euro. Seguono Milano (oltre 445 milioni di euro), Prato (oltre 187 milioni di euro), Napoli (oltre 159 milioni di euro), Catania (oltre 136 milioni di euro). Sommando questi numeri viene fuori un importo che supera i 2 miliardi di euro, nettamente superiore rispetto al passato. Nel 2008, infatti, le rimesse dei cinesi residenti in Italia arrivavano a 1,5 miliardi di euro, e rispetto a quella data si registra un incremento del 74%.
Chiaramente, l’importo delle rimesse è aumentato parallelamente al numero delle imprese cinesi in tutto il territorio nazionale. Sempre secondo i dati della Fondazione Moressa, tra il 2011 e il 2012 si rileva infatti un incremento in tutte le regioni. Nello specifico, in Sicilia l’aumento è del 3,5%: nel 2011 il numero di imprese gialle era pari a 2.397, mentre nel 2012 queste sono diventate 2.482. Tra le attività maggiormente praticate dal popolo con gli occhi a mandorla abbiamo il commercio all’ingrosso o al dettaglio (parliamo del 40% degli esercizi cinesi), seguono le attività manifatturiere (30,3%), le attività di ristorazione (20,4%), altre attività di servizi (4,7%), attività immobiliari (0,9%).
Anche il numero di cinesi nati in Italia suggerisce una forte presenza del popolo asiatico sul nostro territorio nazionale. Sono 5.353 i bambini cinesi che nel 2010 hanno visto la luce proprio nel Belpaese, di cui 140 in Sicilia, con una percentuale che si attesta al 2,6%. La parte da leone, in questo caso, la fa la Lombardia con 1.254 nascite, pari al 23,4%, seguita dalla Toscana con 795 nascite (14,9%), il Veneto con 708 nascite (13,2%), e l’Emilia Romagna con 618 nascite (11,5%). Le nascite sono una componente fondamentale che ha contribuito a incrementare la popolazione cinese residente in Italia, che equivale oggi a 304.768 e rappresenta l’8,1% della popolazione straniera. Nello specifico, l’incremento registrato tra il 2011 e il 2012 è del 9,8%.
Numeri enormi che potrebbero essere una risorsa, ma non lo sono. Oltre 10 miliardi di euro fuggiti dall’Italia alla Cina nel giro di 5 anni (dal 2008 al 2012), imprenditori locali sconfitti da una concorrenza che offre i suoi prodotti a prezzi stracciati, mercato nero ed economia sommersa, impenetrabilità culturale, ma anche sfruttamento che avviene proprio a danno dei cinesi stessi, come si è visto a Prato, dove si è consumata di recente una vera e propria tragedia, con un bilancio di sette morti. Un fenomeno che si può rimarginare solo potenziando i controlli, a tutela di tutte le parti, cinesi e italiane, che sono coinvolte nel giro delle attività commerciali.

Oriana Sipala

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