Diffondere tra i giovani la cultura d’impresa - QdS

Diffondere tra i giovani la cultura d’impresa

Melania Tanteri

Diffondere tra i giovani la cultura d’impresa

martedì 15 Marzo 2011

Forum con Silvio Ontario, presidente Giovani imprenditori di Confindustria Sicilia

Presidente, quale è la mission dei giovani di Confindustria?
“La nostra prima mission è sviluppare la cultura d’impresa. Negli ultimi cinque-sei anni, le persone che hanno cominciato a fare impresa come prima generazione sono aumentate notevolmente. Prima il gruppo giovani era composto al 90 per cento da figli di imprenditori. Attualmente le cifre sono completamente diverse: noi siamo almeno il 70 per cento imprenditori di prima generazione, e in più comunque, anche i figli di imprenditori, sono in prima linea nelle aziende. Fino a quindici anni fa il gruppo giovani era visto più come un baby club, ma non avevano realmente una vita operativa. Attualmente, abbiamo una vita operativa tanto quanto i senior; lavoriamo insieme ai senior e andiamo avanti noi con le nostre idee”.
Si è giovani fino a quarant’anni. Come giudica questo dato?
“È una cosa sicuramente difficile da capire per una mentalità americana o inglese. In questo noi siamo molto indietro, infatti una delle battaglie che stiamo portando avanti con il nostro sistema formativo è quello di far capire che bisogna fare uscire i nostri giovani a 22 anni dalle università, perché facendoli uscire a ventotto, ventinove, addirittura trent’anni, come in media avviene, alla fine noi non possiamo avere dei giovani che possono ancora mettersi in gioco, scommettersi come i ragazzi più giovani che a ventidue anni hanno una grinta completamente diversa da un uomo di trent’anni, e comunque rimmarrebbero molti anni indietro rispetto ai giovani americani o inglesi. Questo rappresenta un grande freno, perché una persona che si laurea così tardi non ha più la voglia di mettersi in gioco. È già stanco dopo anni di università. Ed è uno dei punti fondamentali che noi abbiamo evidenziato: ho avuto molti incontri con professori dell’Università di Palermo o di Catania, e sostengono che in Italia abbiamo tra le migliori Università del mondo. Io mi rendo conto che sicuramente sono buone, ma o è fatta per extraterrestri, oppure bisogna rimodulare i corsi di laurea”.
Presidente, lei ha elaborato sicuramente un programma triennale, ma quale obiettivo si pone per il primo anno?
“Il nostro primo obiettivo fondamentale è portare tre proposte al legislatore regionale. Io ho portato un programma, ma ho detto che, nei primi sei mesi della mia presidenza, lo avrei modificato perché deve essere condiviso da tutte le associazioni territoriali, guardando a tutte le esigenze. Stiamo organizzando i comitati regionali itineranti: ne abbiamo fatto uno a Siracusa e presto ne terremo un altro in un’altra provincia, proprio per capire le varie realtà e le diverse esigenze. A giugno si completa questo iter e noi porteremo selezionare delle proposte concrete da presentare al Parlamento regionale. Almeno tre proposte con tematiche diverse. Vogliamo far capire che non siamo più classe dirigente del futuro, ma vogliamo essere classe dirigente di oggi. Altro importantissimo obiettivo è quello di continuare sulla linea del nostro presidente Ivan Lo Bello e del nostro vicepresidente, Antonello Montante sulla legalità. Siamo stati i primi a fare una guerra contro la malavita organizzata e abbiamo portato un cambiamento a livello nazionale per la prima volta: fuori le imprese colluse con la mafia. Anche noi come giovani abbiamo espulso alcune aziende, sia a Catania che in molte altre zone. Facciamo una scrematura e un controllo continuo”.
Quanto pesa la burocrazia sulla vostra attivita e sulla gestione delle aziende?
“Noi, già col mio predecessore, Giorgio Cappello, abbiamo organizzato una campagna contro la mala burocrazia e abbiamo aperto uno sportello territoriale che si chiama “Addio burocrazia”, dove raccogliamo le denunce delle imprese e, dopo aver verificato, ci muoviamo attraverso la stampa prima e per altre vie contro quel burocrate che non svolge il proprio lavoro, ostacolando il nostro”.
 

 
Il valore imprenscindibile è la meritocrazia. Preparare i progetti utilizzando il business plan
 
Avete dei valori di riferimento? Dei punti cardine su cui ruota la vostra azione?
“Come giovani imprenditori, ci siamo dati dieci valori fondamentali sui quali poi agire tutti insieme. Attuare comportamenti etici; rispettare e promuovere la legalità; favorire la mobilità sociale; garantire pari opportunità; applicare il merito; promuovere la cultura d’impresa; diffondere il ruolo dell’impresa nella società; promuovere lo sviluppo economico e civile del territorio; attuare comportamenti sostenibili per l’ambiente; stimolare l’innovazione continua. Tengo molto a sottolineare l’attenzione e l’azione affinchè prevalga la cultura del merito su tutte. Noi giovani, soprattutto in Sicilia, pensiamo che il merito sia la cosa minore, anzi, esiste una catena di non merito”.
Quali progetti mettete in atto per sviluppare la cultura d’impresa?
“Quello che facciamo operativamente per sviluppare la cultura di impresa è un progetto che si chiama “Crea l’impresa dei tuoi sogni”. Faccio progettare ai ragazzi un piccolo business plan, per fare in modo che tirino fuori i propri sogni e capire l’idea imprenditoriale. Poi, insieme a Sviluppo Italia, premiamo i progetti migliori, realizzando il vero business plan per poi, magari, arrivare a finanziarlo”.

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