“Dopo due mesi dal mio insediamento, sto conoscendo la realtà catanese in maniera più approfondita e mi è chiara l’idea che si presenta sotto due aspetti per quanto riguarda il lavoro delle Forze dell’Ordine; due facce che presentano un disagio sociale ed economico, abbastanza preoccupanti. C’è una criminalità diffusa a differenza di altri contesti e provincie siciliane e rispetto anche alla realtà che ho vissuto in Sardegna dove la criminalità diffusa era molto più tenue. Nel nostro territorio abbiamo noti problemi relativi alla criminalità organizzata, clan mafiosi che richiedono un approccio investigativo impegnativo e diverso. Certamente sono due forme di criminalità una comune e l’altra più invasiva con caratteristiche diverse ma comunque da tenere sotto continuo monitoraggio”.
“L’acquisizione delle prove che reggano nei processi fa parte di un aspetto fondamentale. L’obiettivo finale dunque in sinergia con l’Autorità giudiziaria è sempre quello di raccogliere le prove nella fase dei processi. Il nostro lavoro non si esaurisce solo con l’arresto o alla cattura, occorre che si giunga a delle condanne che siano efficaci ed eseguite sino in fondo. A al di là della conoscenza dei soggetti criminali o delle dinamiche criminali, che sono abbastanza conosciuti e anche i meccanismi interessati, si deve tenere conto che la criminalità si rinnova. Le mie esperienze, per esempio, nel contesto napoletano, risalenti a circa un ventennio fa, erano esperienze che testimoniano il fatto che si viveva di estorsioni, di criminalità organizzata. Certo, erano sistemi diversi poiché all’epoca l’aspetto imprenditoriale della criminalità organizzata era nella fase embrionale e quindi anche gli interessi all’estero di gruppi malavitosi erano appena abbozzati, in questi anni però, si sono perfezionati. Da qui le Forze di polizia si sono rinnovati egregiamente, adeguandosi per affrontare le nuove sfide e i risultati ci sono, ma tutto è sempre riferito al giudizio finale”.
“Le Forze di polizia non pensano più in termini di blitz, di catture ad effetto da cronaca giornalistica, ma si ragiona più a fondo, ovvero si punta sull’aggressione al flusso patrimoniale della criminalità”.
“Occorre attaccare i patrimoni dei criminali per indebolirli, infatti la criminalità segue il flusso economico che è legato alla logica dei profitti. E’ un attività umana per loro. Certi settori possono fare gola alla criminalità, dunque dipende, sia dalle Forze di polizia, che dalla magistratura, ma soprattutto dai cittadini e dalla società creare un controllo. Il primo controllo infatti che ci viene in aiuto è quello sociale, a partire delle piccole azioni. Il corpo sociale deve creare gli anticorpi necessari. Se passiamo all’intervento della magistratura e delle Forze di polizia significa che qualcosa nel controllo alla base del tessuto sociale non ha funzionato”.
“Certamente le difficoltà economiche dei piccoli imprenditori più esposti a queste problematiche possono fare incorrere in scelte e scorciatoie errate che portano a conseguenze peggiori. Occorre acquisire la consapevolezza che coinvolgendo attraverso i rappresentanti di categoria e associazioni, Confcommercio, Confindustria, si possa avere una responsabilità maggiore. La capacità di sensibilizzazione è importante. E’ un lavoro che devono fare i settori della società”.
“Il cittadino deve credere nelle Istituzioni che sono sane e può affidarsi ragionevolmente ad esse. Le battaglie di deterrenza e prevenzione di fenomeni che ledono la società, si devono portare avanti sempre nella prospettiva del successo. Sono sempre un punto di partenza e mai un punto di arrivo che deve essere virtuoso. Il nostro successo per interrompere il circolo vizioso dipende dai cittadini”.
“Seppure in presenza di una situazione di crisi economica, Catania presenta una realtà criminale diffusa, anche se non c’è un peggioramento in termini di numeri. Questo testimonia che l’efficienza dei controlli è al massimo ed è dovuta ad una maggiore attenzione grazie a strumenti di coordinamento. Il trend del Comando provinciale di Catania è positivo soprattutto perché cerchiamo di sfruttare al meglio le risorse”.
“Cerchiamo di perfezionare al massimo l’attenzione rivolta ai problemi del territorio per migliorarne la condizione. Ci serviamo di interventi coordinati, studiati e messi a punto per istruire procedure investigative ed operative sempre nuove ed efficaci in zone mirate dal punto di vista dell’area geografica e per materia”.
“C’è una forte presenza di extracomunitari e molti di essi non hanno regolare permesso di soggiorno. Un numero notevole rispetto ad un bacino di accoglienza quale il nostro territorio che non consente di recepirli per mancanza di disponibilità di lavoro. E’ anche questo un fenomeno comunque sotto controllo che non fa rilevare grandi cifre di criminalità etnica. Non dobbiamo mai perdere di vista l’importanza e la necessità di una cooperazione internazionale che ha fatto passi da gigante consentendoci di raggiungere eccellenti risultati”.