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“Aldo Ercolano ancora socialmente pericoloso”, il ricorso delle Procure di Catania

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“Aldo Ercolano ancora socialmente pericoloso”, il ricorso delle Procure di Catania

Redazione  |
lunedì 29 Gennaio 2024

I procuratori etnei rispondono al no alla misura di prevenzione per il boss ergastolano.

Aldo Ercolano è ancora pericoloso”: con questa convinzione, le Procure distrettuale e generale di Catania hanno presentato due ricorsi contro il rigetto della richiesta della Direzione distrettuale antimafia di emettere una misura di prevenzione per il boss ergastolano, nipote di Benedetto Santapaola.

Il Tribunale etneo ha rigettato la proposta, ritenendo che “nel corso della pluridecennale carcerazione” Ercolano abbia ” lasciato intravedere concreti risultati nel suo percorso di risocializzazione”. Per le due Procure, però, sarebbe ancora da ritenere pericoloso, quasi un “collante” per una delle famiglie più importanti della mafia catanese.

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Chi è Aldo Ercolano

Nipote dello storico capomafia Benedetto Santapaola e figlio di Pippo e Maria Grazia Santapaola, il boss è conosciuto principalmente per essere stato tra gli esecutori dell’omicidio di Pippo Fava. Negli anni Novanta ha ottenuto una condanna all’ergastolo, confermata in Appello nel 2001 e in Cassazione nel 2003.

Si trova in carcere da decenni ed è considerato tra i massimi esponenti di Cosa nostra catanese.

Cosa dicono le Procure di Catania

Nonostante la decisione del Tribunale etneo ipotizzi il presunto “tangibile abbandono del percorso criminale” da parte di Aldo Ercolano, le Procure sottolineano – citando conversazioni tra personaggi di spicco di Cosa nostra – come in realtà il sanguinario boss non abbia mai “dato segnali che provassero la formale interruzione dei rapporti con l’ambiente mafioso del quale rappresentava il vertice”. Per il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Fabio Regolo, anzi, il nipote di Benedetto Santapaola sarebbe ancora un “vero collante” della famiglia rappresentante di Cosa nostra nel comprensorio etneo.

Per questo, i procuratori hanno presentato ricorso in risposta alla decisione del Tribunale di Catania.

Immagine di repertorio

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