La bellezza nei testi sacri ebraici - QdS

La bellezza nei testi sacri ebraici

redazione

La bellezza nei testi sacri ebraici

Giuseppe Sciacca  |
giovedì 07 Settembre 2023

Il 10 settembre, sarà celebrata la XXIV Giornata Europea della Cultura Ebraica

In ventisette paesi diversi, il dieci settembre, sarà celebrata la XXIV Giornata Europea della Cultura Ebraica. Per l’Italia sarà città capofila Firenze. Si rinnova l’opportunità di visita per il grande pubblico di tutti i luoghi di vita dell’ebraismo, con l’auspicio che la conoscenza apra la via alla comprensione, all’amicizia, al rispetto ed alla solidarietà, tra gli uomini di credenze religiose diverse. A Catania, nel Castello di Leucatia, verrà realizzata l’esposizione di tele sul tema della bellezza e verranno eseguiti brani di musica classica; evento organizzato dalla locale Comunità.

L’argomento della Bellezza, nella tradizione ebraica porta con se un ricco retaggio di dibattiti, con idee tra loro talvolta molto divergenti, nel difficile rapporto tra etica ed estetica, con un risultato apparentemente sbilanciato in favore della prima. Coloro che sostengono il prevalere dell’etica si fanno forti, in primo luogo, del divieto contenuto nella narrazione biblica – quindi per gli israeliti contenuto nella Torah – di fare immagini di tutto ciò che costituisce il creato, quindi ancor più di rappresentare figure umane o di animali (Esodo,20; 2-5). Proibizione direttamente collegata al divieto di idolatria delle immagini (Deuteronomio, 4; 16-18). Questa corrente di pensiero apparentemente avversativa della vigenza della Bellezza nelle Scritture, sembrerebbe essere corroborata dal Talmud, libro sacro e sapienziale dell’ebraismo. In questo testo l’uomo viene avvertito che la Bellezza naturale, dono divino, può influenzare il suo comportamento condizionandolo e può anche distrarlo nell’adempimento dei doveri e dallo studio della Torah. Ma paradossalmente è proprio in quest’Opera che la bellezza è di sovente presente ponendosi al centro della narrazione per sprigionare una sua energia positiva e determinante, e di sovente, al fine di arrecare completezza all’opera del creatore. Tutto ciò in modo diverso da come avveniva negli ambiti della filosofia dell’antica Grecia, nei quali i concetti di bellezza e di virtù erano strettamente collegati , andando oltre all’ affermazione che la bellezza è solo la virtù della forma.

Nella Torah è Dio stesso che, approvando nelle varie fasi della creazione quanto da Lui fatto, afferma che era cosa buona, quando questa era quasi completa Dio fece germogliare gli alberi che oltre a dare frutti buoni a mangiarsi erano di aspetto bello a vedersi (Genesi, 2; 8). Rileva, così, per la prima volta accanto alla valutazione utilitaristica, in quanto cose idonee al fine per il quale erano state create, e che per questo vengono definite buone, con pari dignità, la qualità estetica. E’ nel mondo botanico che avviene il primo riscontro estetico della creazione. A seguire, quando il mondo ormai da tempo aveva intrapreso il suo corso, allorché giunse il tempo in cui l’Eterno ritenne di dare le disposizioni, prima, per come deve essere realizzato il Tabernacolo, e gli attrezzi necessari per il culto, in epoca in cui il popolo ebraico attraversa il deserto alla volta della terra promessa, dopo essere stato salvato dalle grinfie della schiavitù del faraone, e poi , successivamente allorchè, era pervenuto alla Terra promessa, e doveva essere costruito ed arredato il tempio di Gerusalemme è ancora Dio a dare precise direttive affinchè gli oggetti destinati alle funzioni religiose avessero precise caratteristiche di forma , in cui il bello così diviene strumento rituale della stessa sacralità.

Avverso chi sostiene che il concetto astratto di bellezza nei testi biblici sia inesistente, si può certamente replicare che in concreto in questi Testi la bellezza ed anche la sensualità sono una molla che fa scattare aventi decisivi per la storia del popolo di Israele. Basterà ricordarne nella cronologia dei fatti narrati due tra i più antichi. Il primo, riguarda Giuseppe, a tutti noto per essere stato venduto dai fratelli ed in fine essere divenuto il più importante fiduciario del faraone, dopo aver svelato il mistero del sogno delle sette vacche grasse divorate dalle sette vacche magre. Costui secondo la Torah era bello di forme e di avvenente aspetto (Genesi, 39; 6-10). E sarà questa bellezza ad accendere la sfrenata concupiscenza della moglie del ricco uomo di corte presso cui era a servizio. Passione che non ricambiata ed anzi resistita, metterà in moto le dinamiche che hanno dato luogo alle straordinarie ed avventurose vicende che hanno riempito la vita del giovane Giuseppe. Per restare nelle storie delle origini, si ricorda che delle matriarche, la Torah non sottace le qualità estetiche muliebri, che suscitano l’eros fecondo e non celato dei loro uomini. Di Rachele si dice che era bella di forme e di aspetto (Genesi: 29;17) mentre per Sara viene evidenziato che era di una bellezza non comune che sembrava aumentare con il passare degli anni (Genesi: 12; 10-11). Quindi ben poco rilievo deve darsi al pensiero teorico, se esista o meno una idea astratta della bellezza nei testi biblici, visto che questi sono intrisi di concreta incantevole magnificenza di alcuni dei suoi protagonisti. Bellezza, in epoca moderna, è stata potente fonte di ispirazione per tanti pittori di origine ebraica, che non si sono fatti scrupolo di infrangere il secondo comandamento che vieta ogni raffigurazione ed in specie quelle umane. Tra questi tanti vanno ricordati: Marc Chagal (1887-1985), Amedeo Modigliani (1884-1920) e Chaim Soutine (1893-1943). Uomini che hanno speso la loro intera vita per la rappresentazione del bello in ogni sua forma come testimoniano le loro ammirate tele.

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