Nuova bufera sulla sanità siciliana, tangenti e appalti truccati: 10 misure

Nuova bufera sulla sanità siciliana, tangenti e appalti truccati: 5 arresti, 10 le misure cautelari

ritacinardi

Nuova bufera sulla sanità siciliana, tangenti e appalti truccati: 5 arresti, 10 le misure cautelari

Redazione  |
venerdì 21 Ottobre 2022

Sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio

I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito 10 misure cautelari nell’ambito di una indagine su un giro di tangenti per centinaia di migliaia di euro e gare truccate per 700 milioni in alcune aziende sanitarie siciliane.

Una persona è finita in carcere, 4 agli arresti domiciliari. Cinque invece sono destinatari di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Nei confronti di 3 dei destinatari dell’ordinanza cautelare, inoltre, sono state disposte misure interdittive della durata di un anno. “Gli indagati, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti”, spiegano le Fiamme gialle.

Con lo stesso provvedimento il Gip ha disposto il sequestro di oltre 700.000 euro quale prezzo del reato di corruzione, nonché, a carico di 3 società, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno. Si tratta della Healtech srl (riparazione e manutenzione di apparecchi medicali, con sede a Carini); la Vivisol srl (fabbricazione di medicinali e preparati farmaceutici, con sede a Monza); la Althea spa (riparazione e manutenzione di apparecchi medicali, con sede a Roma).

“Sorella Sanità”, le indagini della guardia di finanza

Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia Economico-Finanziaria – Gruppo Tutela Spesa Pubblica di Palermo, hanno tratto origine dagli approfondimenti investigativi svolti nel corso dell’operazione “Sorella Sanità”, che, nel maggio del 2020, ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 13 persone, 7 dei quali (compresi due importanti pubblici ufficiali con incarichi di vertice nell’ambito della sanità siciliana) già condannati in primo grado con rito abbreviato a pesanti pene detentive.

“Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di individuare ulteriori presunti responsabili nelle vicende criminali già ricostruite e di ipotizzare nuove ipotesi di corruzione e di turbativa relative a importanti procedure di gara in ambito sanitario, non ricomprese nella precedente indagine, il cui valore complessivo sfiora i 700 milioni di euro – dicono dalla Finanza – In particolare, sono emerse, allo stato delle investigazioni, risultanze afferenti: alla possibile dazione di una tangente di 700 mila euro che la società aggiudicataria di una gara pubblica per la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’ASP 6 di Palermo, del valore di 12,4 milioni di euro avrebbe corrisposto al presidente della commissione di gara e al suo faccendiere; alla possibile dazione di tangenti ad un pubblico ufficiale e al suo faccendiere nell’ambito di due gare, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’ASP di Palermo, dell’ammontare complessivo di oltre 220 milioni di euro”.

I nomi degli arrestati e degli indagati

L’unico a finire in carcere è Giovanni Luca Vancheri, 53 anni, di Caltanissetta. Si tratta di un funzionario dell’Asp di Enna, indagato per corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Ai domiciliari, invece, Stefano Mingardi, 57 anni, commercialista di Trezzano sul Naviglio, nel Milanese, indagato per riciclaggio ed emissione di fatture false; Loreto Li Pomi, 59 anni, palermitano, luogotenente dei carabinieri, in servizio al Nas, indagato per tentata turbata libertà degli incanti; Giuseppe Bonanno, 45 anni, di Caltanissetta, referente della società Althea spa, indagato per corruzione; Cristian Catalano, palermitano di 40 anni, anche lui referente della Althea e accusato di corruzione.

Il Gip ha invece deciso l’obbligo di dimora e la presentazione alla polizia giudiziaria per altre 5 persone. Si tratta di Luigi Ianazzo, 55 anni, di Catania, amministratore delegato della società Dedalus Italia spa (corruzione); Giuseppe Gallina, 54 anni, nato a Carini in provincia di Palermo, amministratore della società Healtech srl (riciclaggio ed emissione di fatture false); Alberto Vay, 49 anni, di Villarbasse, in provincia di Torino, dirigente della società Viviso srl (turbata libertà degli incanti e corruzione); Claudio Petronio, 67 anni, di Molteno, in provincia di Lecco, dirigente della Vivisol srl (turbata libertà degli incanti e corruzione); Massimiliano D’Aleo, 47 anni, di Altavilla Milicia (Palermo), referente della società Generay srl (tentata turbata libertà degli incanti).

Falsi contratti e gare truccate

In questo contesto, con il coinvolgimento di un consulente legale, sarebbero stati predisposti dalla società aggiudicataria contratti meramente formali di manutenzione di apparecchiature, con l’unica finalità di giustificare, grazie all’utilizzo di fatture false, il passaggio di somme di denaro che, tramite un’impresa compiacente, sarebbero poi giunte ai presunti soggetti corrotti.

C’è anche l’ipotesi di un tentativo di turbativa di una procedura di gara ad evidenza pubblica ad opera, tra gli altri, del luogotenente dei carabinieri e l’ipotesi di turbativa di una gara pubblica del valore di 227,6 milioni di euro indetta per l’affidamento dei servizi di pulizia in ambito sanitario, nel cui contesto sarebbero emerse responsabilità di un pubblico ufficiale dell’Asp di Enna, in qualità di consulente della Regione Siciliana.

E ancora: il possibile coinvolgimento del presidente della commissione di gara per l’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende del bacino occidentale della regione Sicilia, del valore di 66,4 milioni di euro, che avrebbe rivelato informazioni riservate ai dirigenti della società aggiudicatrice dell’appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all’1% dell’importo di gara, nonché di soggiorni in hotel di lusso e l’ipotesi di corruzione di un funzionario dell’Asp di Enna, ad opera di due dirigenti di un’importante società del settore sanitario, al fine di ottenere indebitamente la prosecuzione di un contratto relativo all’assistenza domiciliare respiratoria per il bacino orientale dell’isola siciliana, del valore complessivo di 140,7 milioni di euro.

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