Contrabbando, Marsala, sequestrate tonnellate di sigarette - QdS

Contrabbando, Marsala, sequestrate tonnellate di sigarette

redazione web

Contrabbando, Marsala, sequestrate tonnellate di sigarette

mercoledì 17 Novembre 2021

Un arresto nel corso di un'operazione condotta il nove novembre scorso dalla Guardia di finanza al largo delle coste trapanesi. Bloccata un' imbarcazione da diporto

Maxi sequestro di sigarette estere da parte della Guardia di Finanza.

I militari del comando provinciale di Palermo, con il reparto operativo aeronavale di Palermo e il gruppo aeronavale di Cagliari, hanno arrestato Bartolomeo Briguglia, 53 anni, di Campobello di Mazara (Tp) e scoperto una tonnellata e mezzo di tabacchi in una imbarcazione da diporto.

L’operazione, che risale al nove novembre, è avvenuta davanti alle coste di Marsala. Pattuglie dei finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziario di Palermo notavano la partenza di un’imbarcazione da Marsala, con il mare agitato.

Venivano attivati i reparti aeronavali della guardia di finanza schierati nell’area che, poche ore più tardi, individuavano il natante mentre, nonostante il mare molto mosso, si dirigeva a forte velocità verso la costa.

L’imbarcazione veniva bloccata e nel corso della perquisizione sono state trovate 1,5 tonnellate di sigarette di contrabbando, di marca “Pine Blue” e “Royals”, oggetto di illecita importazione dal Nord Africa. La merce destinata a rifornire il mercato siciliano, avrebbe fruttato oltre 150mila euro.

“Il contrabbando di sigarette produce un danno erariale rilevante: si stima che ogni anno le perdite per le casse dello Stato italiano tra Iva e accise si aggirino tra i 700 e gli 800 milioni di euro e siano addirittura circa 10 miliardi a livello dell’Unione Europea – afferma Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Palermo – Altrettanto gravi sono i rischi per la salute dei consumatori: le marche sequestrate rientrano, tra le cd “cheap white”, cioè sigarette prodotte legalmente in alcuni Paesi dell’Europa dell’Est e del medio Oriente, non ammesse però per la vendita all’interno dell’Unione europea proprio perché non rispettano gli standard di sicurezza minimi richiesti dalla normativa comunitaria”. (ANSA).

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