Vecchio (Confindustria): “Decontribuzione non è un regalo al Sud. C’è in gioco la coesione del nostro Paese” - QdS

Vecchio (Confindustria): “Decontribuzione non è un regalo al Sud. C’è in gioco la coesione del nostro Paese”

redazione

Vecchio (Confindustria): “Decontribuzione non è un regalo al Sud. C’è in gioco la coesione del nostro Paese”

Roberto Greco  |
giovedì 06 Giugno 2024

Dopo la nostra inchiesta interviene al QdS Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia. “Molti imprenditori mi dicono che avranno difficoltà a confermare le assunzioni”

PALERMO – A seguito della nostra inchiesta pubblicata ieri sullo stop alla misura “Decontribuzione Sud” a partire dal prossimo 1° luglio, interviene al QdS Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia.

Quanto è stata importante la misura “Decontribuzione Sud”? Qual è il vostro giudizio?
“Purtroppo in quest’ultimo periodo l’appuntamento elettorale non ha permesso di porre l’attenzione su questo argomento. Una buona parte di opinione pubblica della nomenclatura, ma anche all’interno di Confindustria stessa, considera questa misura un regalo al Sud. In realtà non è così perché si tratta di un problema serio, quella della coesione del Paese. Non essendoci una condivisione di questo problema e la consapevolezza che la ‘Decontribuzione Sud’ è un nodo da risolvere, diventa difficile farlo capire al Paese”.

Sembra, però, che anche molti siciliani non l’abbiano capito…
“Sono d’accordo, ma ritengo che il prossimo 14 agosto, quando pagheranno gli F24 senza la ‘Decontribuzione Sud’, capiranno molto in fretta”.

Oggi sul tavolo ci sono misure che riguardano il Sud, come l’autonomia differenziata, la Zes unica…
“Che però, a noi, sembra molto ridotta come dotazione finanziaria. È l’impressione che abbiamo, lo vedremo però alla presentazione delle domande. A questo proposito vorrei spiegare che la finestra per le domande è tra il 12 giugno e il 12 luglio e questo vorrà dire che fino alla fine di luglio non avremo risposte relative a investimenti da fare a fine novembre. Questo significa che bisognerà andare a riparto e che tutto ciò possa andare a vantaggio di chi quegli investimenti aveva deciso di farli comunque e non a vantaggio di chi, invece, decide di fare nuovi investimenti, perché questo è l’obiettivo primario”.

A questo proposito, si è spezzata, a mio avviso, una catena. Le due Zes siciliane, operative fino alla fine dello scorso anno, stavano funzionando…
“Funzionavano e l’abbiamo sostenuto in più occasioni. La preoccupazione è che la centralizzazione, che deve passare attraverso uomini e strutture, potrebbe non funzionare”.

Il nodo, quindi è la coesione…
“Assolutamente. Il Paese deve capire se vuole o meno la coesione tra il Nord e il Sud. Lo strumento può essere la decontribuzione, la Zes unica o un combinato disposto tra i due, ma è necessario capire se sarà messa in atto una vera politica rispetto alla coesione. Non si tratta di una prebenda per favorire il Sud che non può più essere un bacino di mano d’opera intellettuale per il Nord, altrimenti lo sviluppo non sarà coeso ed equilibrato”.

Ritiene possa essere messa a sistema una misura organica che rompa quel tetto di cristallo degli aiuti di Stato?
“Non ho la contezza esatta delle regole che disciplinano gli aiuti rispetto al Governo nazionale e quello europeo. Siamo in Europa e dobbiamo rispettarne tutti i dogmi ma se in Europa spieghiamo che una norma serve per sviluppare una certa area, e l’hanno fatto in maniera egregia gli spagnoli e i portoghesi, l’Europa c’è e ci sarà. Va studiato e discusso proprio con l’Europa un sistema di coesione che riguardi il Sud Italia, che non è altro che il Sud dell’Europa. Il costo del lavoro in Sicilia e in Calabria non può non essere aiutato. Molti imprenditori mi hanno confermato di aver fatto molte assunzioni a tempo determinato scadenti a giugno, a luglio e ad agosto e non sanno se potranno rinnovarle. Ricordiamo che la ‘Decontribuzione Sud’, al di là della sua riconferma semestrale, nasce per un periodo che prevede il suo intervento fino al 2029, proprio per permettere di programmare in quel medio-lungo periodo lo sviluppo delle aziende, compensando quanto si rendeva disponibile con la decontribuzione con il valore aggiunto della produttività che le aziende avrebbero potuto acquisire. Se abbiamo trovato le coperture per interventi meno equilibrati per l’economia come il Superbonus, ritengo che possano essere trovate anche per la ‘Decontribuzione Sud’, ma evidentemente si tratta di un problema politico, non di risorse. Il problema è far capire al Paese che il tema del Sud è un problema di tutto il Paese e che il tema della coesione non riguarda solo i siciliani, i campani o i calabresi”.

Come Confindustria avete in previsione prese di posizioni nette?
“Sì, dopo il 10 giugno, quindi chiusa questa tornata elettorale per evitare di essere accusati di sponsorizzare l’una o l’altra parte, avremo molte cose da dire. Abbiamo previsioni di Pil in crescita che potrebbero essere stravolte da un combinato disposto dalla mancanza di applicazione dei crediti d’imposta e la mancanza della ‘Decontribuzione Sud’. Fino a questo scampolo di 2024 abbiamo vissuto un ottimo mix tra credito d’imposta e decontribuzione che ha permesso, a chi voleva investire, di essere incentivato sia nell’acquisto di macchinari sia nelle assunzioni di personale. Il paradigma economico è sempre lo stesso: investimenti, occupazione e sviluppo. Ma, ripeto, è prioritario smettere di parlare di questo come di un problema del Sud, perché è un problema di tutto il Paese”.

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