Giornalisti, basta parlare di Covid - QdS

Giornalisti, basta parlare di Covid

Carlo Alberto Tregua

Giornalisti, basta parlare di Covid

martedì 14 Dicembre 2021

Rientrare nella normalità

Non so se ci fate caso, ma la pandemia da Covid è diventata un’epidemia informativa perché è diventata l’argomento di cui tutti parlano da quasi due anni, a torto o a ragione. A ragione, perché il virus ha condizionato la vita dei popoli per un lungo periodo; a torto, perché, seppur si tratti di una grave difficoltà, tuttavia non ha cancellato le altre, che sono numerose ed altrettanto gravi. Per esempio, il fatto che tanti altri malati seri siano stati privati delle necessarie cure, piuttosto urgenti, perché si è deciso di mettere il Covid al primo posto.

Altra grave questione possiamo decifrarla con una sola parola: paura. Paura di tutto: paura degli altri, paura dell’aria, paura di sé stessi; insomma, un clima di terrorismo che si è diffuso a macchia d’olio e che – nonostante il novanta per cento del popolo italiano sia stato vaccinato – è ancora presente.

Tutto questo non è giustificabile né giustificato, in quanto ad ogni problema bisogna dare il giusto peso e la giusta dimensione. Mentre in questo caso si è travalicato il punto di equilibrio.

Vi è qualcuno più responsabile degli altri di questo stato di cose abnorme? Possiamo individuarlo nella nostra categoria, cioé nei giornalisti, e nei conduttori radio-televisivi (che spesso non sono giornalisti, ma fanno informazione) ed in tutti coloro che, per attirare l’attenzione, trasformano l’informazione in cataclisma, con una vocazione al catastrofismo che solo degli incoscienti possono avere.

Ancora oggi, nonostante la situazione italiana si stia normalizzando, da mattina a sera si continua a parlare di Covid, alimentando la paura già diffusa, che invece dovrebbe essere sostituita da una sorta di ottimismo nel futuro, nel recupero e nella necessità di ritornare alla Normalità.
È questo il modo giusto per superare tale difficoltà: ritornare alla Normalità.

Invece, questa impellente necessità non viene percepita da chi fa informazione; al contrario, viene alimentato uno stato di disagio sociale esteso e, purtroppo, viene criticato chi cerca di ritornare ad una vita ‘normale’, andando per le strade, acquistando nei negozi, frequentando i luoghi della cultura e quelli dello sport.
Il nostro Paese viene additato, con nostro orgoglio, come quello che è nelle migliori condizioni post Covid, per effetto dell’azione decisa del Governo Draghi ed in particolare del generale Figliuolo.

Ma ora occorre finirla con la paura, lo ripetiamo con forza, perché siamo nelle condizioni di ricominciare – seppure con fatica – la risalita, procrastinata da un biennio pessimo, per cercare di rimettere in moto la ruota economica e con essa i consumi, gli investimenti, la crescita dell’occupazione e della ricchezza, con conseguente aumento delle entrate dello Stato, che si è fortemente indebitato in questi due anni.

La situazione politica non è certamente favorevole perché la gente riprenda a fare quello che faceva prima, in quanto vi è il nodo dell’elezione del Presidente della Repubblica il prossimo gennaio, il dubbio se le Camere si scioglieranno con conseguenti elezioni in primavera 2022, la pressione sul Presidente Mattarella per il suo bis o, in alternativa, il trasferimento di Mario Draghi al Quirinale.

I prossimi quaranta giorni saranno decisivi per dare risposte ai quesiti che abbiamo appena elencato e che da soli rappresentano gravi problemi che dovranno essere risolti. Per cui urge passare in secondo o in terzo piano dell’informazione tutta la questione Covid.

Non abbiamo inteso appelli in questa direzione né da parte delle istituzioni né da parte di chi diffonde informazioni e precisamente dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, oltre che dai responsabili dei vari canali radio-televisivi, tanto meno un cambio di rotta da parte dei quotidiani nazionali e della maggior parte di quelli locali.

Questo comportamento fa danno alla Comunità italiana ed ai singoli cittadini e famiglie, le quali non vedono – come dovrebbero – la luce in fondo al tunnel.
Mentre la luce c’è già, bisogna avere la forza d’animo di godersela subito, di sbracciarsi e di fare tutto quanto è in nostro potere perché l’Italia ricominci a fare quello che ha sempre fatto, cioé tentare di crescere, di svilupparsi e di civilizzarsi.

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