Da Israele all'Iran, alla vigilia di una nuova guerra mondiale? - QdS

Da Israele all’Iran, alla vigilia di una potenziale nuova guerra mondiale

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Da Israele all’Iran, alla vigilia di una potenziale nuova guerra mondiale

Marianna Strano  |
giovedì 18 Gennaio 2024

Israele, Iran, Pakistan, Yemen: quello che sta succedendo in Medio Oriente è destinato a cambiare il mondo e l'escalation tanto temuta è ormai realtà.

Il temuto allargamento della guerra in Israele è purtroppo realtà: negli ultimi giorni, gli scontri tra Iran e Pakistan e i raid di Stati Uniti e Regno Unito in Yemen hanno esteso il conflitto ben oltre i piccoli ma “caldi” confini della Striscia di Gaza. L’idea di una terza guerra mondiale, già non troppo lontana dall’immaginario collettivo, rischia di trasformarsi in una realtà cruda e atroce in poco tempo.

Le prossime ore saranno decisive, così come il ruolo degli attori internazionali non protagonisti. Riflettori puntati su Stati Uniti e Regno Unito, ma non meno sull’Ue, sull’Arabia Saudita, sull’Iran, sulla Cina e perfino sulla Russia (già impegnata sul fronte ucraino in posizione anti-Nato). C’è chi avanza un tentativo di mediazione, chi non arretra neanche di un passo. Una situazione resa più tesa dalla presenza di attori non statali (come Hamas e i ribelli Houthi nello Yemen) e dall’attenzione legata ad altri conflitti d’interesse globale, come quello in Ucraina.

Da Israele a Iran e Pakistan, la “nuova” guerra in Medio Oriente

La guerra in Israele si è allargata a (quasi) tutto il Medio Oriente. Di questo ormai, ascoltando le notizie internazionali, siamo consapevoli. Una escalation purtroppo prevista e che, come sottolinea Eleonora Ardemagni in un articolo per l’Ispi sulla crisi del Mar Rosso, “enfatizza la grande frammentazione globale” e la fragilità degli equilibri internazionali, soprattutto commerciali.

Perché la guerra non preoccupa soprattutto per il disastro umanitario in atto, ma anche geopolitico ed economico. Un punto strategico come il Mar Rosso diventa terreno di scontro tra gli Houthi yemeniti (sostenuti dall’Iran e anti-sionisti) e le grandi potenze occidentali che ne hanno fatto un luogo di commercio fondamentale; e, dall’altra parte, anche il fronte orientale del Mediterraneo – con la delicata posizione di Siria e Libano – traballa.

In Medio Oriente due potenze in perenne “guerra fredda” come Arabia Saudita e Iran, in questo momento, giocano un ruolo fondamentale. La prima tenta – con poco successo – la strada della “mediazione”, promettendo il riconoscimento di Israele in cambio della prospettiva della nascita di uno Stato palestinese. La seconda, invece, dopo l’escalation in Yemen e il duplice attentato dello scorso 3 gennaio, colpisce obiettivi in Pakistan, Iraq e Siria. E questi tre Paesi, purtroppo, non intendono restare a guardare.

Le ultime notizie, è il momento decisivo

Il Pakistan ha risposto all’Iran, portando la guerra in Medio Oriente a uno step successivo e, purtroppo, destinato a essere l’ennesima catastrofe umanitaria. Gli attacchi contro le postazioni di presunti gruppi terroristici nella provincia del Sistan e Balochistan hanno ucciso almeno 9 persone. Tra loro anche dei bambini, vittime innocenti di una guerra che non hanno scelto. E Teheran, che aveva già attaccato, non mancherà probabilmente di rispondere.

Mentre si apre questo nuovo fronte della guerra, la Cina – il “gigante” asiatico – si dice “disposta a mediare” tra Pakistan e Iran dopo gli attacchi incrociati delle scorse ore. Lo ha confermato, in conferenza stampa, la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, sperando sinceramente che “le due parti possano esercitare calma e moderazione ed evitare un’escalation”.

Nel frattempo, gli Houthi hanno confermato di voler colpire ancora le navi israeliane nel Mar Rosso. Una scelta che interesserà Usa e UK – impegnati in raid da giorni – ma che potrebbe provocare anche la reazione dell’Ue, che valuta una missione navale congiunta soprattutto per difendere la rotta commerciale. Una missione denominata Aspis (“scudo” in greco) e destinata a rendere la guerra in Israele ancor più di interesse mondiale.

A un passo dalla terza guerra mondiale?

Lo scorso 7 ottobre, quando l’attacco a sorpresa di Hamas in Israele ha scatenato l’ennesimo “business della morte“, l’idea di una nuova guerra mondiale in arrivo ha sfiorato le menti di tutti. Istituzioni, politici, economisti, comuni cittadini. Oltre 100 giorni dopo, quella prospettiva si fa sempre più reale. Anzi, si può dire già realtà. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parlava anche papa Francesco nelle prime fasi del conflitto russo-ucraino – altro male non risolto – non è più così a pezzi. Il mondo si è concentrato metaforicamente in un unico pezzo di terra, la Striscia di Gaza: dalla pace lì, una terra che sconta gli errori e le negligenze del passato storico internazionale, dipendono adesso le sorti del mondo.

Non c’è più potenza globale che viva in totale isolamento, così come non c’è più potenza che possa esonerarsi dal prendere posizione sulla questione palestinese. Taciuta – a fasi alterne – a lungo, ma destinata a farsi sentire e a entrare nella quotidianità globale. Si spera in una soluzione che possa porre fine alla carneficina, anche se il mondo ne uscirà senza dubbio cambiato e con troppi innocenti in meno.

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