Il posto fisso, anomalia italiana - QdS

Il posto fisso, anomalia italiana

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Il posto fisso, anomalia italiana

Giovanni Pizzo  |
sabato 26 Febbraio 2022

La solita solfa, la politica che usa i posti pubblici per amici e parenti, senza raccomandazioni nel pubblico non si va da nessuna parte, demonizziamo il lavoro interinale e glorifichiamo i concorsi

In questi giorni assistiamo ad una ridda di di dichiarazioni scandalizzate su un giro di raccomandazioni in una partecipata regionale. Trattasi dell’Ast, la partecipata che si occupa di trasporti. La solita solfa, la politica che usa i posti pubblici per amici e parenti, senza raccomandazioni nel pubblico non si va da nessuna parte, demonizziamo il lavoro interinale e glorifichiamo i concorsi. Quelli da un posto ogni duemila concorrenti, fatti quasi sempre con selezioni che sempre più sembrano ad una mandria di bestie portate al macello.

Ma nel mondo queste cose non succedono direte voi. E qui casca l’asino. Nelle amministrazioni pubbliche più anglosassoni lo spoyl sistem è pratica diffusa da sempre, cambiano le amministrazioni e migliaia di persone vengono selezionate su dinamiche sostanzialmente fiduciarie. Certo lì la dignità del CV comunque ha un peso, ma poi è il rapporto fiduciario che conta. Ma nessuno li grida allo scandalo, perché?

Perché lì gli incarichi non sono a vita, a tempo indeterminato o precariamente ad libitum. Sono temporanei, lì non c’è questa subcultura del posto fisso tipicamente italiana, precipuamente meridionale. Posto fisso come baluardo di sopravvivenza, come rendita di posizione da tramandare possibilmente ai figli, condizionandoli già da piccoli. E nessuno preferisce un posto pubblico ad uno privato. Ho una cognata medico a Londra che ha avuto svariate occasioni di lavoro pubblico, ma non si sarebbe mai sognata di accettarle. Pagano meno e sono incarichi temporanei, paradossalmente il privato è più stabile, se non hai particolari aspirazioni.

Sento politici implorare più concorsi, trasparenza, occasioni per tutti, click day orripilanti senza alcuna vera selezione su attitudini e capacità reali e non pezzi di carta, in buona parte forzati se non fasulli, caricati su piattaforme che quasi sempre vanno in tilt per la fame da posto fisso. Tutto questo distrugge meritocrazia, e fa scappare i nostri giovani migliori che vogliono essere valutati e non censiti in un mercato boario, in cui le fantomatiche prove sono uno stupidario per qualunque agenzia di selezione del personale del resto del mondo. Se le multinazionali scegliessero le persone in questo modo fallirebbero dopo pochi mesi.

La proposta è semplice. Aboliamo il posto fisso ed i concorsi novecenteschi. Incarichi temporanei, tre o cinque anni, con selezioni vere, affidate a serie società di livello internazionale che fanno questo mestiere, non a fantomatiche puzzolenti società di un paesino del potentino, scelte perché amica di qualcuno.

Non c’era bisogno di andare in Lucania per trovare un amico degli amici. Bastava andare a Roccacannuccia. In Lucania trovi solo l’amaro calice.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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