Palermo, bocciatura aliquote Irpef, così torna lo spettro del default - QdS

Palermo, bocciatura aliquote Irpef, così torna lo spettro del default

Ingargiola Gaspare

Palermo, bocciatura aliquote Irpef, così torna lo spettro del default

mercoledì 13 Aprile 2022

L’opposizione in Consiglio comunale si è ricompattata e ha bocciato il raddoppio previsto, un tassello essenziale del Piano di riequilibrio presentato dall’Amministrazione

PALERMO – Una mazzata che rischia di macchiare indelebilmente l’ultima sindacatura di Leoluca Orlando. Il Consiglio comunale ha bocciato senza appello (con 17 contrari, sei astenuti e appena tre favorevoli) il raddoppio delle aliquote Irpef, autentica architrave del Piano di riequilibrio per salvare il Comune dal dissesto.

L’opposizione si è ricompattata votando in blocco “No” (incluso il presidente Salvatore Orlando), a parte alcune (motivate) astensioni. Diverse (ma non decisive) le assenze tra i banchi sia del centrodestra sia degli orlandiani, che hanno dovuto prendere atto anche di qualche sparuta astensione.

Poco prima l’Aula aveva silurato anche la proposta di rinvio della delibera, invocata dal sindaco per provare a venire incontro alle richieste dell’opposizione. Niente aumento dell’aliquota Irpef, dunque, né quest’anno (da 0,80 a 1,56, con gettito complessivo da 51,7 a 101,1 milioni) né l’anno prossimo (a 1,72, con gettito a 111,6 milioni). Il problema è che rischiano di saltare anche il Piano di riequilibrio e, di conseguenza, l’accordo con lo Stato. Secondo la bozza dell’intesa con Roma, infatti, per ricevere il contributo statale di 180 milioni (molto meno di quanto spetterà a Napoli e Torino) il Comune si deve impegnare a coprire ogni anno, e con risorse proprie, almeno un quarto della cifra. Orlando aveva promesso al Governo di far incassare alle prossime Amministrazioni 45 milioni di euro in più in vent’anni (grazie all’Irpef e a una nuova tassa sugli imbarchi portuali) ma senza l’imposta sul reddito c’è il rischio che l’accordo vada in fumo e che il Comune precipiti verso la voragine del dissesto, guastando inevitabilmente l’ultima fase della carriera da sindaco del Professore.

Non certo il miglior viatico per l’alleanza giallorossa in vista delle elezioni amministrative del 12 giugno. Che le cose stessero per prendere una brutta piega si era intuito già la scorsa settimana, quando un primo tentativo di prelevare e discutere l’atto non era passato per un solo voto. Il primo cittadino e l’assessore al Bilancio Sergio Marino avevano provato ad approfittare dell’occasione per chiedere a Sala delle Lapidi di ritirare la delibera e restituirla alla Giunta, così da “verificare la possibilità di tener conto delle esigenze di equità fiscale, specie a favore delle fasce più deboli”. Il tentativo però è andato a vuoto: non bisogna dimenticare che da tempo Orlando non ha più una maggioranza e che i rapporti con l’ex minoranza sono ormai ridotti al lumicino. E così adesso l’intero piano di rientro è sotto scacco.

il sindaco Orlando contro i “consiglieri irresponsabili”

Il sindaco si è scagliato contro i “consiglieri irresponsabili”: “Il rifiuto di modificare, come proposto dalla Giunta, secondo criteri di equità fiscale, la delibera sull’addizionale Irpef costituisce una scelta, ancora una volta, in danno della città e dei lavoratori da parte di consiglieri comunali irresponsabili”.

Secondo i sindacati il fallimento potrebbe avere conseguenze peggiori

Secondo Cgil, Cisl e Uil non è affatto scontato che “tanto peggio tanto meglio”, cioè che l’eventuale fallimento del Comune non abbia conseguenze perfino peggiori per le tasche dei cittadini: “Sebbene anche da noi sia stato considerato insufficiente – hanno detto i segretari generali di Cgil Palermo Mario Ridulfo, Cisl Palermo-Trapani Leonardo La Piana e Uil Sicilia-Palermo Luisella Lionti – perché i 180 milioni di euro previsti sono pochi a fronte dei bisogni della città, il Piano di riequilibrio è evidentemente uno strumento propedeutico per evitare il dissesto finanziario, se accompagnato da altre intenzioni e azioni. Noi continuiamo a sostenere la necessità di un patto trasversale alle forze politiche e tra quanti si candidano a governare la città. Sosteniamo l’idea che occorre definire un Patto per Palermo, un accordo politico da costruire in primis con i cittadini e poi con il governo nazionale”.

“Purtroppo, invece – hanno aggiunto – prevale, e non da adesso, una politica del ‘tanto peggio tanto meglio’, che porta la città direttamente al dissesto con il paradossale effetto che il Consiglio comunale voleva evitare, del conseguente aumento delle tasse, della diminuzione dei servizi già gravemente insufficienti, di un generale peggioramento delle condizioni della qualità della vita dei palermitani e dell’incertezza futura per i dipendenti del Comune e delle partecipate”.

Sul dissesto la pensa allo stesso modo anche Marianna Caronia della Lega, che si è astenuta: “La città corre sempre più verso il dissesto finanziario, che qualcuno pensa di poter trasformare in una medaglia da appendere alla giacca per certificare la sconfitta politica di Leoluca Orlando. Ma che l’Amministrazione Orlando abbia fallito sotto pressoché ogni punto di vista lo sanno tutti ed è sotto gli occhi di tutti. Non serve e non servirà condannare Palermo e la prossima Amministrazione al baratro del dissesto per poter fare una campagna elettorale apparentemente più facile. Oggi avevamo l’opportunità di evitare il dissesto, che porta in automatico tutte le tasse e i costi di tutti i servizi ai massimi di legge e da cui sarà difficilissimo uscire per anni, se non per decenni”.

Ben diversa, invece, la posizione del gruppo consiliare di Italia Viva: “La decisione del Consiglio eviterà l’ennesima stangata ai cittadini, che si sarebbero visti raddoppiare le tasse senza avere nulla in cambio. A essere bocciata è stata l’arroganza di questa Amministrazione, che ancora una volta era pronta a mettere le mani nelle tasche dei palermitani per coprire i propri fallimenti. Adesso chiediamo che l’intero Piano di riequilibrio e il conseguente accordo con lo Stato vengano rivisti e discussi dal prossimo sindaco con più autorevolezza”.

Leoluca Orlando

Orlando: “Avanti col Piano di riequilibrio”

PALERMO – “Tra due mesi finirà un’era, dal momento che non potrò più candidarmi a sindaco. Ma non intendo lasciare la città in balia del dissesto: è un dovere morale nei confronti dei cittadini e della prossima Amministrazione. Per questo dobbiamo necessariamente andare avanti con il Piano di riequilibrio”. Lo ha detto ieri il sindaco Leoluca Orlando, nel corso di una conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile dopo la bocciatura delle nuove aliquote Irpef da parte del Consiglio comunale del capoluogo siciliano.

“Senza l’approvazione del Piano del 31 gennaio scorso – ha aggiunto il primo cittadino – saremmo già in dissesto e da questa situazione è complicato uscire: negli ultimi anni un solo Comune in Sicilia ci è riuscito. Inoltre, il dissesto frenerebbe tantissime spese previste per la città. La situazione debitoria di Palermo è assolutamente sotto controllo, le difficoltà sono legate alla gestione disastrosa di Riscossione Sicilia”.

In questo difficile percorso di risalita, però, Palermo avrà bisogno anche dell’aiuto di Roma. “Il Governo – ha affermato Orlando – si è speso a più riprese per evitare il dissesto nelle grandi città: per questo ho chiesto al presidente Draghi che questo impegno venga riposto anche su Palermo. Oggi le grandi città sono tutte in situazioni di criticità, ma mentre realtà come Torino, Roma e Napoli hanno ottenuto un finanziamento superiore al miliardo di euro per i prossimi vent’anni, Palermo ha ricevuto solo 178 milioni”.

“Ho segnalato a Draghi questa disuguaglianza – ha concluso il sindaco – perché ritengo che Palermo e i suoi cittadini necessitino di un intervento mirato”.

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