Pantelleria, il Comune: “Fare luce sui reperti archeologici” - QdS

Pantelleria, il Comune: “Fare luce sui reperti archeologici”

Pietro Vultaggio

Pantelleria, il Comune: “Fare luce sui reperti archeologici”

giovedì 10 Marzo 2022

"Abbiamo scoperto che quelli ceduti, con il permesso della Soprintendenza del Mare, ad una università di Napoli nel 2019 non sono mai stati riportati sul territorio pantesco”, dichiara il sindaco.

PANTELLERIA (TP) – Il Comune di Pantelleria ha chiesto di “poter avere accesso a tutti gli atti che indichino dettagliatamente quali e quanti reperti archeologici sono stati ad oggi rinvenuti sul suolo pantesco e dove risulterebbero conservati”.
Una richiesta di accesso agli atti, quindi, al Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Il Comune non ha alcuna gestione, anche se i reperti sono stati ritrovati sull’isola e sono patrimonio della comunità pantesca. Infatti, la legge delega la competenza a tre Enti preposti: Soprintendenza dei Beni Culturali, Soprintendenza del Mare e Parco Archeologico.

“Oltre all’accesso, abbiamo chiesto che tale elenco fosse ufficialmente inoltrato, con relativi aggiornamenti, a questo Ente per conoscenza – dichiarano il Sindaco Vincenzo Campo e l’assessore alla Cultura e Patrimonio, Francesca Marrucci. Questo perché attualmente, se si escludono alcune cessioni per mostre fatte negli ultimi anni, il Comune non ha contezza di quali e quanti reperti ci siano in giro e soprattutto, escludendo quelli custoditi in sicurezza dall’Amministrazione Comunale, dove siano tuttora esposti o conservati. Ad esempio – continuano – proprio qualche giorno fa abbiamo scoperto che i reperti ceduti, con il permesso della Soprintendenza del Mare, ad una università di Napoli nel 2019 non sono mai stati riportati sull’isola”.

In proposito, da un’interrogazione fatta dall’Assessore Marrucci alla stessa Soprintendenza si è appreso che, una volta restituiti all’Ente del Mare, sono ora esposti ad una mostra a Palermo, ma senza alcuna comunicazione al Comune. “Questo è solo un esempio di quello che è successo nel corso degli anni – proseguono -, come anche alcuni degli archeologi, che lavorano agli scavi, hanno testimoniato. Da qui l’importanza fondamentale di questa richiesta di accesso agli atti, perché la comunità pantesca ha diritto di sapere dove sono i reperti trovati sull’isola”.

Il 16 febbraio scorso il Direttore del Parco Archeologico, Bernardo Agrò, è giunto in visita sull’isola per fare un sopralluogo dei reperti conservati nel Castello dell’isola per valutare lo spostamento prima dei lavori di manutenzione della struttura medioevale. Il Direttore ha poi garantito che gli stessi resteranno sull’isola, come richiesto dall’Amministrazione Comunale e dal Comitato Preziosa Pantelleria. Il 24 e 25 febbraio scorso, la Soprintendenza del Mare, ha provveduto alla rimozione di tutti i reperti di sua competenza che attualmente sono conservati al sicuro nella camera blindata del Comune, insieme ai pezzi più pregiati della collezione archeologica dell’isola, come le famose Teste Imperiali. “È bene sottolineare, perché abbiamo letto asserzioni del tutto campate in aria a questo proposito – evidenziano i vertici comunali -, che il Comune non poteva e non può spostare i reperti di sua iniziativa. Possono farlo solo gli enti preposti alla gestione, quindi il Parco Archeologico o le Soprintendenze”.

Per quanto riguarda le richieste di chiarimento in merito ai lavori che si faranno e le condizioni del Castello, il sindaco e l’assessore specificano alcuni passaggi: “I lavori di messa in sicurezza non riguardano i reperti, ma le aree in cui devono accedere i visitatori del Castello, così come da normativa in vigore. I reperti sono chiamati in causa solo in funzione del fatto che devono essere spostati per consentire la serie di lavori necessari. Molti hanno impropriamente criticato anche la scelta di un ingegnere dell’ufficio tecnico per la stesura del progetto, invece di un architetto – un ingegnere esperto in impianti è stata la scelta migliore, precisano”.

“Per la prima volta – concludono – abbiamo chiesto che il Comune, seppur non abbia la gestione di questo patrimonio archeologico, sia a conoscenza dell’entità dello stesso e della sua collocazione, a partire dai primi scavi fatti sull’isola fino a quelli svolti ancora dalle università ogni estate. Questa conoscenza non è un capriccio o un dispetto, ma il rispetto di una comunità che vuole e deve sapere dove va a finire il suo patrimonio”.

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