Ragusa-Catania, i sindaci restituiscono il tricolore - QdS

Ragusa-Catania, i sindaci restituiscono il tricolore

Raffaella Pessina

Ragusa-Catania, i sindaci restituiscono il tricolore

giovedì 18 Luglio 2019

Musumeci: “Quando tutto sembra al traguardo si riparte da zero”. Stallo sulla superstrada, protesta contro il governo nazionale

CATANIA – I sindaci del Sud-Est della Sicilia, insorgono contro il governo nazionale per la mancata decisione sulla realizzazione della superstrada Catania-Ragusa. In segno di protesta, i primi cittadini ieri mattina hanno consegnato simbolicamente le loro fasce tricolori al governatore dell’Isola, Nello Musumeci, che le ha raccolte condividendo la protesta.

Un fronte comune, quindi, tra Regione ed Enti locali per tornare a chiedere a viva voce l’esecuzione di un’arteria stradale considerata fondamentale per lo sviluppo economico e turistico della Sicilia sud-orientale. Ma soprattutto per capire chi – dopo le rassicurazioni giunte dai ministri per il Sud Barbara Lezzi e per le Infrastrutture Danilo Toninelli – ha bloccato l’opera al Cipe e perché agli otto sindaci, che ne hanno fatto richiesta, è stato negato l’accesso agli atti. Un atto di totale mancanza di trasparenza a cui non intendono sottostare i rappresentanti delle città interessate dall’opera infrastrutturale.

Nel Palazzo della Regione nella Città etnea, oltre al presidente Musumeci e all’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, erano presenti il sindaco metropolitano di Catania, Salvo Pogliese e i primi cittadini di Ragusa, Giuseppe Cassì, di Carlentini, Giuseppe Stefio, di Chiaramonte Gulfi, Sebastiano Guerrieri, di Licodia Eubea, Giovanni Verga, di Lentini, Saverio Bosco, di Vizzini, Vito Cortese e l’assessore di Francofonte, Giuseppe Vinci.

Il sindaco di Carlentini, Giuseppe Stefio, a nome di tutti colleghi, ha ringraziato Musumeci per la vicinanza della Regione e gli ha chiesto di farsi portavoce “del disagio profondo delle comunità” nei confronti del governo nazionale per avere “mortificato le aspettative di un territorio di oltre seicentomila persone, che aspetta di uscire dall’isolamento nel quale si trova”. Il presidente ha chiesto loro di aspettare fino alla prossima seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica, prevista a giorni, per una decisione definitiva.

“Siamo molto preoccupati – ha detto Musumeci – della condotta dell’esecutivo nazionale. Si procede a zig zag: quando tutto sembra essere arrivato al traguardo si riparte da zero. Aspetteremo ancora qualche giorno, ma se anche questa volta non dovesse arrivare una risposta chiara, netta e soprattutto decisiva metteremo in campo azioni di protesta civili, ma clamorose. Mi chiedo chi abbia interesse a bloccare quest’opera e soprattutto per quale motivo. Siamo ancora parte dell’Italia o qualcuno a Roma pensa che la Sicilia sia una colonia? Sia chiaro, questo non lo consentiremo a nessuno”.

Sulla vicenda della Catania-Ragusa è intervenuta anche l’opposizione con il segretario regionale del Partito Democratico, Davide Faraone, che stigmatizza il comportamento del Ministro alle infrastrutture Toninelli. “Leggo che Toninelli mi sfida e dice: ‘La Ragusa-Catania si farà, vincerò io’. Sarò felicissimo di perdere questa sfida, purché si dia una mossa – ha detto Faraone – Se abbiamo organizzato la marcia è proprio per suscitare questa sua reazione. Direi, ben svegliato Toninelli. Il problema è ora passare dalle chiacchiere ai fatti, abbiamo aspettato già abbastanza e la pazienza è finita. Se anche i sindaci consegnano le fasce tricolore una ragione ci sarà”. Faraone, con Nello Dipasquale, ha percorso la Ragusa-Catania a piedi, 90 km in 24 ore per sbloccare i cantieri in Sicilia. L’ex sindaco di Ragusa, deputato regionale del Pd,

Dipasquale ha aggiunto: “Toninelli faccia in fretta, il cantiere lo avevamo quasi aperto e lui lo ha chiuso. Non sperperi danaro pubblico e faccia chiarezza sulla penale da pagare al soggetto privato che vuole congedare. Fino ad ora è scappato e non ha dato alcuna risposta ed in ogni seduta Cipe sempre nulla di fatto. Finalmente il ministro batte un colpo, era ora”.

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