Rinviato il referendum sul taglio dei parlamentari - QdS

Rinviato il referendum sul taglio dei parlamentari

Gabriele DAmico

Rinviato il referendum sul taglio dei parlamentari

giovedì 05 Marzo 2020

Il ministro D’Incà: “Opportuno per assicurare informazione adeguata”. Ma già si litiga sulla nuova data

ROMA – Le poltrone non si tagliano, almeno per il momento. La decisione del rinvio del referendum, che era previsto il 29 marzo, è stata presa durante il Consiglio dei ministri di oggi.

“Il Governo – ha dichiarato a margine del vertice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà – ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell’emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un`informazione adeguata”.

Adesso si sta già pensando ad una nuova data disponibile per fare esprimere il popolo italiano su questa misura delicatissima per la rappresentanza democratica del Paese. “Le procedure referendarie – ha aggiunto il ministro D’Incà – in Italia e all’estero dunque si sospendono e saranno rinnovate quando sarà fissata una nuova data per il referendum”. Secondo la legge il limite temporale massimo per prendere una decisione sulla nuova data è il 23 marzo 2020 e le votazioni si dovranno tenere, come ha ricordato D’Incà, “in una domenica compresa tra il cinquantesimo ed il settantesimo giorno successivo all’indizione”.

Una delle possibilità sarebbe quella di far coincidere la data del referendum sul taglio dei parlamentari con quella delle elezioni regionali di maggio che si terranno in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia. Ipotesi fortemente respinta dal Comitato democratici per il no, il quale ritiene che “un accorpamento sarebbe un grave errore, perché introdurrebbe una disparità nel voto all’interno del territorio nazionale e, caso mai avvenuto nella storia repubblicana, confonderebbe due campagne elettorale su temi completamente distinti”. Per il Comitato, quindi, la soluzione più adeguata sarebbe quella di “accorpare il referendum al ballottaggio delle elezioni comunali” che si terranno tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Di parere completamente opposto il reggente del Movimento cinque stelle, Vito Crimi. “Siamo in una situazione di grande emergenza economica – ha dichiarato – e stiamo cercando di recuperare ogni euro possibile. Non possiamo permetterci che il referendum sia un costo aggiuntivo. Cercheremo di ottenere l’accorpamento di tutte le elezioni da qui a giugno in un’unica data”.

Gabriele D’Amico

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