Le armi nell'ovile e la mafia, arrestato Salvatore Sangani - QdS

Armi nell’ovile e non solo, “guai” per esponente del clan Sangani – VIDEO

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Armi nell’ovile e non solo, “guai” per esponente del clan Sangani – VIDEO

Redazione  |
lunedì 06 Marzo 2023

Già coinvolto nell'ambito dell'operazione "Terra Bruciata" e arrestato, Sangani sarebbe stato un punto di riferimento a Randazzo per gli "affari" del clan Laudani.

I carabinieri della compagnia di Randazzo hanno denunciato per detenzione illegale di armi (in un ovile) e munizionamento e detenzione di arma clandestina Salvatore Sangani, inteso “Turi”, elemento apicale dell’omonimo gruppo criminale.

L’uomo risulta attualmente detenuto nell’ambito della recente operazione dei carabinieri “Terra Bruciata”, la quale ha consentito di monitorare le evoluzioni delle dinamiche associative del clan Laudani, individuando proprio in Sangani il referente nell’area di Randazzo per Paolo Di Mauro, apicale riferimento, finché in vita, dei Laudani, detti “mussi i ficurinia”, per l’intera fascia jonico-etnea.

Il blitz ai danni dei Laudani

L’operazione di documentare i “reati fine” strumentali al sostentamento dell’associazione mafiosa, tra i quali: le estorsioni ai danni di imprenditori del catanese; un fiorente traffico di cocaina, hashish e marijuana; un ingente traffico illecito di armi di diverso genere, anche da guerra, e il controllo, capillare e asfissiante, di solide attività economiche, anche imponendo l’assunzione di alcuni sodali del clan in quelle ditte.

Le armi nell’ovile e l’arresto di Salvatore Sangani

In particolare, qualche giorno fa, i militari operanti, supportati da quelli dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” e dalle unità cinofile dell’Arma, nell’ambito di un’attività info-investigativa volta a contrastare il traffico di armi sul mercato nero della criminalità catanese, hanno controllato palmo a palmo un terreno in contrada Dagala Longa di Randazzo.

L’area in questione, che si trova nel Parco dell’Etna ed è sottoposta a vincolo paesaggistico, risulta da decenni nella piena disponibilità dei Sangani i quali – come emerso nel corso delle indagini di “Terra Bruciata”- la utilizzavano, fino al momento del loro arresto, per il pascolo abusivo di bestiame e il ricovero di quest’ultimo in fabbricati eretti senza alcuna concessione edilizia in quella stessa area, ma anche per svolgere incontri finalizzati a stabilire le attività illecite da compiere. All’interno nascondevano anche armi, munizioni e droga.

Nella circostanza i Carabinieri, nel corso delle ricerche, sono riusciti a recuperare in un fossato coperto da pietre nei pressi di un ricovero abusivo per pecore, 2 fucili con matricola abrasa in perfetto stato d’efficienza. Si tratta, in particolare, di una doppietta marca Beretta cal. 12 e di un monocanna marca Beretta cal.12, trovati assieme a 8 otto cartucce del medesimo calibro.

Le armi erano appunto nascoste in buste di plastica, unitamente a un contenitore di olio per lubrificarle e mantenerle funzionanti e a una tessera telefonica plastificata priva di sim card, ma riportante un’utenza telefonica, intestata a un familiare dell’indagato. Gli operatori hanno posto le armi sotto sequestro in attesa degli accertamenti tecnico-balistici di rito.

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