Zes Sicilia occidentale: rischio stallo senza passaggio di consegne - QdS

Zes Sicilia occidentale: rischio stallo senza passaggio di consegne

redazione

Zes Sicilia occidentale: rischio stallo senza passaggio di consegne

Roberto Greco  |
giovedì 21 Dicembre 2023

Intervista esclusiva al commissario straordinario della Sicilia occidentale, Carlo Amenta. Qualche timore in vista della nuova struttura unica nazionale: “Recuperare una dimensione territoriale”

PALERMO – Lo scorso martedì 19 dicembre nel capoluogo siciliano è stato presentato il progetto esecutivo per la realizzazione della Porta Sud della città, che comprende gli svincoli di Brancaccio. Il progetto è stato possibile anche mediante l’intervento della Zes (Zona economica speciale) Sicilia occidentale, con un contributo di oltre un terzo del costo dell’infrastruttura.

A proposito degli interventi della Zes sulla città di Palermo, il QdS ha intervistato Carlo Amenta, commissario della Zes Sicilia occidentale.

Lo svincolo Porta Sud di Brancaccio rappresenta il segno tangibile della presenza della Zes Sicilia occidentale nel quotidiano della città…
“Sì. Questa è una delle prerogative che è stata data ai commissari, mettersi a disposizione dei Comuni della Zes per gli interventi infrastrutturali, e che, quindi, sin dall’inizio è stato uno degli obiettivi della nostra attività. Il Comune di Palermo ha capito che era possibile ‘sfruttare’ il commissario per migliorare questa, come altre, situazioni infrastrutturali. I Comuni oggi pagano il prezzo di un problema di competenze e carenze che noi possiamo supportare e, soprattutto, il nostro intervento ha poteri di accelerazioni, anche burocratiche, che permettono di, come in questo caso, ci ha portato a ottenere 25-30 autorizzazioni in tempi brevissimi. Dal punto di vista istituzionale quanto abbiamo presentato oggi restare come un grande esempio e ci auspichiamo che i lavori possano essere terminati nei tempi previsti dal Pnrr”.

Possiamo definirlo un intervento di riqualificazione urbana?
“Sì e anche questo fa parte dei compiti del commissario cui è dato di agire per migliorare l’attrattività dei luoghi in cui le imprese devono venire a investire. Tutto ciò fa parte di un sistema all’interno del quale le aziende non sono soltanto imprese che vengono a lavorare ma comunità di persone che devono trovare, sia nei posti di lavoro sia nei luoghi in cui vive, il miglior contesto possibile anche in funzione degli impegni quotidiani”.

Siete anche tra gli artefici del progetto della riqualificazione del Porto della Bandita e aree Portuali. Sono previsti altri vostri interventi diretti per la città di Palermo?
“Congiuntamente all’assessore regionale Tamajo abbiamo definito un elenco di opere da inserire nella programmazione europea, sempre in ossequio alle norme che regolano le attività del commissario, e per Palermo abbiamo inserito sia la parte di completamento dell’intervento della Porta Sud sia quella relativo a uno svincolo per il superamento del ‘tappo’ che c’è oggi in via Ajace, zona Zes di Partanna Mondello. Questi sono i due interventi affidati alla Regione Siciliana per essere inseriti nella programmazione regionale, una volta inseriti cominceremo ad agire. Più in generale, posso dire, il complesso delle opere individuate è stimabile in un’operazione economica di circa 500 milioni di euro suddivisa tra noi e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale”.

Siete ancora in sella, anche se, proprio l’altro ieri, è uscito un Dpcm che indica come, seppur non sia ancora stata formalizzata la struttura della Zes unica, dall’1 gennaio prossimo lascerete il vostro ruolo…
“È vero e proprio in questi giorni stiamo cercando di trovare una possibilità di proroga sia per non lasciare ‘in asso’ questi importanti progetti infrastrutturali che stanno andando avanti e richiedono tempi serrati, sia per tutte le autorizzazioni in corso. Per noi sono 26 più altre due che saranno rilasciate entro la fine dell’anno. Se non riusciremo a fare il passaggio di consegne correremo il rischio che si fermi tutto”.

Sulla base dell’esperienza maturata nel ruolo di commissario, riusciremo ad avere la medesima capacità d’intervento anche con la cabina di regia nazionale prevista dalla Zes unica?
“Il rischio che non ci sia la stessa efficienza esiste. La definizione di una struttura centrale, come la cabina di regia, c’era e ritengo che abbia senso ma penso che vada recuperata una dimensione territoriale che rischia di non esserci più. Pensare di gestire dal centro, ossia Roma, le specificità dei territori, le esigenze degli imprenditori, pensi che solo noi ne abbiamo incontrati oltre settecento, che saranno costretti a prendere l’area e andare a Roma per capire come funziona il loro progetto rischia di essere un orpello che rallenterà l’azione e, inevitabilmente, il sistema. Peraltro, nell’ambito delle procedure amministrative relative alle autorizzazioni, le relazioni istituzionali e locali sono fondamentali e ritengo che una struttura centrale a Roma non possa sfruttare questo modello di relazioni dirette. Un ripensamento o un intervento nell’ottica di articolazioni territoriali, con o senza commissario, debba essere fatta perché non possiamo rischiare di avere la stessa efficienza fino ad oggi dimostrata dalle diverse Zes”.

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