Ai nostri tempi... oggi nulla è cambiato - QdS

Ai nostri tempi… oggi nulla è cambiato

Carlo Alberto Tregua

Ai nostri tempi… oggi nulla è cambiato

mercoledì 01 Ottobre 2014
Vi sono nostalgici dei tempi andati che continuano a ricordare: ai nostri tempi. Questi dimenticano che le condizioni della società mutano continuamente, si evolvono in meglio e in peggio. In questo processo, un ruolo importante è quello dell’informazione che consente a tutti di saperne di più e, contemporaneamente, di saperne di meno. Non sembri contraddittoria questa affermazione.
L’informazione, infatti, si è espansa in modo esponenziale. Quasi tutti gli angoli del pianeta sono toccati perché internet satellitare consente l’ingresso in rete da qualunque parte. Però, contestualmente a questa diffusione planetaria, la qualità e il livello dell’informazione si sono fortemente abbassate per cui molti ripetono come pappagalli ciò che hanno sentito dire da terzi, senza metterci la propria elaborazione che servirebbe a capire come stanno le cose.
Purtroppo, molti pensano e parlano con la testa degli altri: la moda è un esempio. Vediamo uomini e donne vestiti allo stesso modo perché l’ha detto il tale o il tal’altro stilista.

Una volta viaggiavamo nel cassone dell’ape-car, oppure ci mettevamo in nove nelle auto strapuntinate, o ancora viaggiavamo con affanno su autobus scalcinati. Sicurezza zero. Però i morti e feriti non erano più di quelli odierni, anche perché la gente viaggiava di meno.
I flaconi dei medicinali non erano chiusi ermeticamente come oggi. C’è più sicurezza, però molti bimbi muoiono per overdose di Prozac, che allora non esisteva.
Si beveva l’acqua dal rubinetto del giardino, non da una schifosa bottiglia di plastica, magari lasciata al sole per mesi su piazzali.
Si andava in bicicletta senza casco né ginocchiere. Si sciava col cappuccetto di lana. Guardiamo chi va in bicicletta e chi scia oggi, sembrano astronauti.
Se io cadevo e mi facevo male mio padre me le suonava perché diceva che dovevo stare attento e prevenire i pericoli. Non c’erano i cellulari né la mania di stare continuamente a contatto con gli altri per raccontare, minuto per minuto, tutte le banalità. Forse ognuno si sente confortato parlando con gli altri. O forse si sente smarrito e deve appoggiarsi a qualcuno.
 

Mangiavamo in maniera adeguata, mentre oggi di bimbi e ragazzi obesi ve ne è una quantità impressionante, mentre, in concomitanza, vi sono tanti bambini denutriti che muoiono ogni giorno.
Allora non c’era internet né play station, però l’amicizia era una cosa seria, gli amici erano veri, anche mandandoli a scopare il mare, i dialoghi erano vis à vis e non mandandosele a raccontare su Facebook.
A scuola gli scherzi erano innocenti e se per caso ci si prendeva qualche libertà con la compagna di banco nessuno parlava di stalking, al massimo un’occhiataccia quasi affettuosa e poi, durante la ricreazione, magari si comprava un ghiacciolo che si leccava in tre.
I batteri la facevano da padrone, non tutto era sterilizzato e certificato come oggi, però il cancro non era diffuso come ora.
Se poi tuo padre ti diceva di no, era veramente no e non come si fa oggi. A nessun figlio/a passava per la testa di mandare a ramengo i genitori. 

Ma io ringrazio col pensiero il mio babbo, morto da cinquant’anni, perché mi ha impostato con un rigore straordinario fin da quando avevo tredici anni. Si badi, rigore e non rigidità, che è tutt’altra cosa. Mi ha insegnato, fra l’altro, che se vuoi una cosa fatta bene, fattela da te. E poi fai tutte le esperienze possibili senza mai tirare indietro la manina, operando nella società e per te stesso sempre con generosità.
Quando sentiamo raccomandare da qualcuno di essere cauti nella critica concordiamo se la critica è fine a sé stessa. Dissentiamo se, invece, la critica è portata da una proposta alternativa a un certo problema. Critica costruttiva sì, critica blaterata, no.
Sentiamo ancora che bisogna essere generosi nella lode. Sbagliato! La lode si da solo a chi la merita e nella giusta quantità. Se si lodano tutti, delle due l’una: o tutti sono bravi (impossibile), o sono tutti cretini (altrettanto impossibile).
La qualità impone una giusta selezione fra i bravi e gli incapaci, come ci insegna la parabola: separare il grano dal loglio. Insieme fanno solo danno.

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