Il falò della povertà (culturale) - QdS

Il falò della povertà

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Il falò della povertà

Giovanni Pizzo  |
martedì 31 Gennaio 2023

La povertà culturale della Sicilia è un fattore che si aggiunge alla ben nota carenza di beni materiali che tormenta l'isola da sempre.

La povertà in oggetto è quella culturale, che si somma alle povertà materiali che fanno dell’isola un campione statistico da fare cadere le braccia.

La povertà culturale si raffigura in quel falò che era delle vanità politiche, in altri tempi ed in altri bilanci, durante le finanziarie regionali.

La maggior parte delle norme sono un elemosiniere delle richieste trasversali, in questo caso maggioranza e opposizione si abbracciano, dei deputati regionali. Mance, leggi ad collegium, manciugghie varie, orizzonti piccoli se non minimi, aspirazioni da asilo Mariuccia. Tranne qualche raro raggio di luce, su diritto allo studio, marketing agroalimentare e poco altro, ci sono le tenebre di un’assenza di visione, di un futuro diverso per una Sicilia capitale deprimente del reddito di cittadinanza.

Su cosa punta l’isola per competere nel mondo globale? Cosa mette in campo la finanziaria del Parlamento più antico per gareggiare nell’attrazione degli investimenti con le altre Regioni che si avventureranno nell’autonomia differenziata? Sagre, carnevali, eventi sulla seconda guerra mondiale, tabelle H con i capitoli che potrebbero, per onestà intellettuale, essere denominati con i nomi dei deputati.

Ma qualcuno riesce a vedere l’isola nel suo insieme? Ha un perimetro culturale e sociale la Sicilia oltre il condominio del singolo deputato? O sono diventati tutti piccoli uomini in un grande laghetto? Sembra culturalmente tutto molto povero, angusto, piccolo piccolo. Ma è questa oggi la Sicilia rappresentata nel Palazzo dei Normanni? Ci rispecchiamo in essa? Deve essere così, perché li abbiamo votati noi, mica gli alieni. Certo metà dell’isola non li ha votati, si è tirata fuori, rinunciando a essere rappresentata. È la parte dell’isola culturalmente più avanzata? Si spera, perché le misure proposte nella Finanziaria in Parlamento lasciano un desolante sconcerto.

Così è se vi pare.

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