Rapporto Annuale Istat 2023 "in pillole": lo scenario - QdS

Ripresa “frenata” dall’inflazione, Sicilia sospesa tra eredità del passato e prospettive del futuro

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Ripresa “frenata” dall’inflazione, Sicilia sospesa tra eredità del passato e prospettive del futuro

Marianna Strano  |
venerdì 07 Luglio 2023

Ecco i dati del Rapporto Annuale 2023 dell'Istat su economia, Pil, occupazione, crescita economica e inflazione, con focus sulla Sicilia.

Una ripresa “in frenata”, tra l’incremento significativo della domanda e gli ostacoli posti dall’inflazione galoppante e dalle “forti pressioni al rialzo dei prezzi” in parte riconducibili al complesso contesto internazionale. È il quadro che emerge dal Rapporto Annuale 2023 dell’Istat, che presenta una Sicilia (e in realtà l’intera Italia) sospesa “tra eredità del passato e investimenti per il futuro”, tra divari mai superati (come il gap nord-sud) e le opportunità che bussano metaforicamente alla porta (come il Pnrr).

Rapporto Annuale Istat 2023 “in pillole”: lo scenario

Con l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime ha dominato la scena economica internazionale per tutto il 2022. Gli effetti dello shock energetico e i rincari alimentari si sono attenuati in autunno, ma non è finita perché a preoccupare e a rendere più tesa l’atmosfera internazionale adesso c’è l’inflazione. Quel “mostro” che continua a mettere sotto pressione le famiglie e le imprese (soprattutto in Sicilia, come confermato da un recente report di Bankitalia) e che costringe la Bce a correre ai ritari con rialzi pressanti dei tassi d’interesse.

Nonostante tutto, però, il Rapporto Annuale Istat del 2023 conferma che: “Nel 2022 è proseguita per l’Italia la fase espansiva, avviata a partire dalla fine dell’emergenza sanitaria indotta dalla pandemia, conseguendo nel corso dell’anno un completo recupero rispetto ai livelli del Pil del 2019″. Una crescita economica ritenuta tra le maggiori dell’Ue, seconda solo a quella della Spagna (+5,5%),

Sembra tutto positivo, però c’è più di un “ma” a questo quadro presentato dall’Istat. In primis, soprattutto nell’ultimo trimestre dello scorso anno, si registra una pesante contrazione del potere d’acquisto delle famiglie (-3,7%) e una maggiore propensione al risparmio (controbilanciata, però, dalla crescita degli investimenti soprattutto in campo edile). Ancora una volta, nel 2023 quasi come nel 1950, la crescita economica non è omogenea in tutto il Paese: mentre il Nord-Est registra un Pil al +4,2%, la crescita al Sud c’è ma è più moderata (+3,5%). In Sicilia, in particolare, si è ancora ben lontani dagli standard previsti da Ue27 e – secondo il Rapporto Annuale 2023 dell’Istat e i dati sull’occupazione – un terzo dei giovani non studia e non lavora.

Il caso Sicilia

“In Sicilia i Neet rappresentano quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano”. “Quale sarebbe la novità?”, verrebbe tristemente da chiedersi. Lavoro nero o mal retribuito, sicurezza spesso carente, opportunità migliori al Nord o all’estero: sempre i soliti “mali” che impediscono alla Sicilia di investire sulle nuove generazioni.

I tassi migratori netti dei giovani laureati, riportati dal Rapporto Annuale 2023 dell’Istat, confermano tutto: la maggior parte delle partenze è dalle province del sud e delle Isole, soprattutto da Sicilia e Calabria. I giovani siciliani, però, diventano una risorsa economica per l’Italia: “il flusso di giovani risorse qualificate che si spostano dal Mezzogiorno verso il Centro e il Nord riesce a invertire il bilancio negativo dovuto allo scambio con l’estero trasformandolo in guadagno di popolazione“. Si tratta di una risorsa che, però, l’Isola “manda via” e che lascia un gap che – per quanto sensibilmente ridotto rispetto al passato – sembra una ferita impossibile da rimarginare.

E la crisi non riguarda solo le famiglie e i giovani. Un triste record la Sicilia lo detiene anche per i Comuni in crisi: “Nel Mezzogiorno, il Molise rappresenta la regione con la più alta quota di comuni in crisi (20,3%), seguito dalla Sicilia (19,8%)”. E non va bene neanche sul fronte ambientale, visto che l’Isola presenta un impressionante numero di siti contaminati (16.910 ettari di superficie a mare e 7.488 ettari di superficie terrestre).

Investimenti per il futuro

“A livello nazionale si rileva una persistenza del divario del Mezzogiorno, maggiormente interessato dall’onda lunga della crisi del 2008″. Nel Rapporto Annuale Istat 2023 (il report ha una versione integrale di ben 209 pagine) la pesante eredità del passato sul presente e il futuro dell’Italia è chiaro. “Il Mezzogiorno è il contesto territoriale arretrato più esteso e popolato dell’area euro”, ma non è detto che non ci sia possibilità di redenzione.

Il report Istat, infatti, non manca di sottolineare l’importanza di investire sul capitale umano (a partire dalla formazione, dai nodi relativi alla carenza di asili nido e strutture scolastiche, fino agli incentivi per le imprese) e di sfruttare le risorse del Pnrr per rilanciare – questa volta definitivamente – il Sud Italia.

Immagine di repertorio

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