Vuoi riuscire nella vita? Abituati a faticare - QdS

Vuoi riuscire nella vita? Abituati a faticare

Carlo Alberto Tregua

Vuoi riuscire nella vita? Abituati a faticare

sabato 04 Novembre 2023

Rispetta gli altri più te stesso

Ognuno di noi, quando agisce nel lavoro e nel privato, dovrebbe sempre ricordarsi che la prima regola etica della Comunità è quella di portare rispetto agli altri, dai maggiorenti ai meno abbienti, perché se non si adotta questa fondamentale regola vi è il caos, in quanto ognuno si ritiene abilitato a fare tutto quello che vuole.

Questo, però, non è possibile; l’egoismo innato in ciascuna persona non deve mai prevalere, deve essere accantonato e quasi dimenticato (senza cancellare i propri bisogni), sostituito dalla necessità di osservare le regole, prima delle quali è quella appunto di portare rispetto ai terzi e quindi alle istituzioni di ogni genere e a chi le rappresenta.

Ci permettiamo di evidenziare una cosa elementare: se i dieci Comandamenti fossero stati sostituiti con uno solo, questo sarebbe stato “Porta rispetto agli altri”. Tale è la mia modesta opinione, che ognuno potrà valutare come meglio crede.

Il rispetto viene prima del pane. Ecco cosa si dovrebbe insegnare ai bambini e alle bambine fin dalle elementari, rafforzando il principio che le necessità materiali di ogni essere vivente possono essere soddisfatte, ma senza violare il rispetto nei confronti degli altri esseri viventi (umani, animali e piante).

Altro cardine della vita comune è la consapevolezza che si può conseguire il successo sia in campo professionale che nel privato, ma esso non è gratuito, perché bisogna faticare, anche molto faticare, abituandosi a faticare.

La fatica, però, non deve essere una pena, bensì una componente necessaria che non deve affliggere chi la sopporta, in quanto si è consapevoli che non si può fare a meno di faticare per ottenere i risultati.
Sulla materia è uscito un simpatico libro di Arnold Schwarzenegger – ex culturista, ex governatore della California per due mandati, celebre attore conosciutissimo in tutto il mondo per film come Total Recall, Terminator, ecc…
Nel libro “Renditi utile” ricorda le immense fatiche che ha dovuto sostenere per raggiungere il grande successo ottenuto e quindi sollecita tutti i giovani e le giovani a capire come sia necessario lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi che ognuno si pone, dalla scuola all’occupazione, agli hobbies, eccetera.

Per raggiungere gli obiettivi che ognuno si pone occorre chiarezza nel determinare i mezzi da ragguagliare agli stessi e quindi occorrono due requisiti di cui più volte abbiamo scritto: ordine e metodo.
A chi li utilizza risulta insopportabile constatare le cose che non funzionano, che non sono al loro posto e quindi diventano introvabili in caso di ricerca, che si sormontano, si confondono, ingarbugliando tutti i percorsi e quindi facendo allontanare gli obiettivi.

La razionalizzazione dei comportamenti, riducendoli all’essenziale, è indispensabile sia per tagliare i tempi morti, che per rendere più efficienti i percorsi, utilizzando i mezzi a disposizione che non sono mai abbondanti. Si usa dire infatti: “Fare le nozze coi fichi secchi”. è chiaro che col nulla non si fa nulla, ma è altrettanto chiaro che vi sono persone con grandi capacità mentali che riescono a raggiungere obiettivi con scarsi mezzi.

Sentiamo da mezzi di stampa che nel nostro Paese vi sono 5,5 milioni di poveri e 3 milioni di disoccupati.
Con tutto il rispetto per l’Istat (Istituto nazionale di statistica), non comprendiamo come questi numeri possano essere veri. In primo luogo perché lo stesso Istituto rileva l’economia in nero nell’enorme cifra di 192 miliardi. Delle due l’una: o ci sono tanti poveri e non c’è economia sommersa o c’è tale economia sommersa, ma non ci sono tanti poveri, perché una cospicua parte di essi è falsa, appunto, in quanto utilizza risorse finanziarie in nero.

La seconda osservazione è che nel nostro Paese il sistema delle imprese, nel suo complesso, ricerca mezzo milione di dipendenti e funzionari e non li trova. Come mai tra i tanti e le tante disoccupati/e non emergono coloro che sono in effetti occupabili? A meno che non valga in questo caso la battutina di colui che trovava il posto a tutti. Chi era? Il becchino.
A parte ciò, i disoccupati possono formarsi ed essere pronti al lavoro. Debbono volerlo. Ma spesso non lo vogliono!

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